Libia, l'accusa di una tunisina: "Per gli italiani pagato riscatto"

In un video una donna del commando parla di "soldi del riscatto" bruciati nella sparatoria in cui sono morti Failla e Piano

Libia, l'accusa di una tunisina: "Per gli italiani pagato riscatto"

"Nell'altra macchina c'erano i soldi del riscatto. Hanno deciso di incendiarla e uccidere gli ostaggi perché nessuno doveva metterci le mani sopra". Basta questa frase, estratta dal racconto di una tunisina coinvolta - pare - nella sparatoria in cui sono morti Salvatore Failla e Fausto Piano a sbugiardare Matteo Renzi e Paolo Gentiloni che da giorni negano il pagamento di un riscatto per i quattro tecnici della Bonatti rapiti in Libia.

A rivelare il video, pubblicato sulla pagina Facebook Sabratha218, è Corrado Formigli durante la puntata di stasera di Piazzapulita andata in onda su La7. Nel filmato appare una tunisina che faceva parte del commando di sequestratori.

La donna, in quello che sembra quasi un interrogatorio di polizia, racconta i momenti concitati dell'assalto: "Abbiamo visto una zona in pianura, ci siamo andati con le macchine per appartarci e mangiare qualcosa, il pasto era pronto. Finito di mangiare siamo tornati nelle auto, quando uno dei ragazzi ha cominciato a gridare: I ribelli! I ribelli!", dice, "Subito dopo hanno iniziato a sparare. I nostri hanno gridato: Fermi, mettiamoci d'accordo". I ribelli, pensando fosse una trappola, hanno ripreso a sparare". E ancora: "Una pallottola ha colpito mio figlio. Non mi hanno fatto scendere dall'auto per portarlo in ospedale. La sparatoria diventava sempre più intensa.

Sono riuscita a scendere dalla macchina e mi sono un poco allontanata. Nell'altra macchina c'erano i soldi del riscatto. Hanno deciso di incendiarla e uccidere gli ostaggi perché nessuno doveva metterci le mani sopra

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