Macron: "Abbiamo le prove dell'attacco chimico a Douma"

Il presidente francese: "Agiremo nel momento più utile ed efficace". E la Merkel si sfila: "Non parteciperemo ai raid"

Macron: "Abbiamo le prove dell'attacco chimico a Douma"

"Abbiamo la prova dell'uso di armi chimiche in Siria". Così, in un'intervista televisiva a Tf1, il presidente francese Emmanuel Macron, che poi ha proseguito: "La Francia non permetterà che si verifichi un'escalation e Parigi prenderà decisioni a tempo debito, nel momento più utile ed efficace". Queste prove, però, non sono ancora state mostrate.

Giorni fa, Macron, seguendo la linea tracciata da Donald Trump, aveva previsto di attaccare la Siria "nei prossimi giorni". Ora, invece, proprio come il tycoon, sembra voler prendere tempo. E, forse, non può essere altrimenti. Un possibile attacco occidentale contro la Siria andrebbe inevitabilmente ad alterare i già fragili rapporti con la Russia. Se non, addirittura, a colpire qualche aereo di Mosca.

Il presidente francese agirebbe per far capire ad Assad che non "tutto è lecito". È la famosa linea rossa tracciata ieri da Obama e, oggi, da Trump.

Parigi, ha assicurato Macron, "deve combattere i terroristi fino alla fine, assicurare che il diritto internazionale sia rispettato e fare tutto il possibile per assicurare che ci siano cessate il fuoco. Riguardo al diritto umanitario, dobbiamo sostenere le Ong che aiutano le persone sul campo, a non vedere più le immagini dei crimini che abbiamo visto, con i bambini delle donne morenti soffocati. Dobbiamo anche preparare la Siria del domani, una transizione che porti a un governo libero, in cui tutte le minoranze saranno rappresentate".

Un possibile attacco contro Damasco, però, rischirebbe di vanificare le stesse promesse enunciate da Macron. Proprio il presidente Assad, come hanno più volte testimoniato i membri delle comunità siriane, ha fermato l'avanzata jihadista e preservato gli interessi di gran parte delle minoranze.

Ma la Merkel si sfila

Il fronte anti Assad, però, non è compatto. Le spinte maggiori vengono dagli Stati Uniti, dalla Francia e dalla Gran Bretagna. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto sapere oggi che la Germania non prenderà parte ai raid contro il governo Bashar al Assad, questo nonostante sia "ovvio che Damasco non ha distrutto tutto il suo arsenale chimico".

Berlino - ha proseguito la cancelliera - "sosterrà ogni messaggio volta a sottolineare che l'uso di armi chimiche è inaccettabile". Una posizione di prudenza, che tiene conto soprattutto dei rischi che un simile intervento può causare. Primo fra tutti un conflitto diretto con la Russia di Vladimir Putin.

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