La responsasibile del centro di supervisione urbana (Csu) di Nizza, Sandra Bertin, accusa il ministero dell'Interno di averle fatto pressioni perché indicasse in un rapporto sull'attentato del 14 luglio la presenza della polizia nazionale, nonostante non l'avesse rilevata nei video di sorveglianza. Bertin lo ha dichiarato in una intervista esclusiva al Journal du dimanche: "Ho subito insistenze per un'ora, mi è stato ordinato di indicare le posizioni specifiche della polizia nazionale, che io negli schermi non ho visto". Le è stato richiesto il giorno dopo la strage, ha spiegato, "un rapporto in cui segnalare i punti di presenza della polizia municipale, le barriere, e di precisare bene che si vedeva anche la polizia nazionale in due punti".
"Ho risposto che non avrei scritto ciò che non avevo visto. E' possibile che la polizia nazionale fosse là, ma non compariva nei video. Allora questa persona mi ha chiesto di mandare per email una versione modificabile del rapporto, per 'non dover riscrivere tutto'", ha raccontato ancora Bertin. In conclusione, spiega di aver "alla fine inviato via email una versione Pdf non modificabile e un'altra modificabile".
Alla fine ho inviato una e-mail in versione Pdf non modificabile e una modificabile. Poi, qualche giorno dopo, la sotto direzione dell'anti-terrorismo mi ha chiesto di cancellare i nastri di sei telecamere che avevo citato nella mia relazione, quelle che hanno filmato l'attentato". Pochi giorni dopo la strage di Nizza, il quotidiano Libération ha pubblicato un'indagine secondo la quale "l'ingresso del perimetro pedonale della Promenade des Anglais non era protetto dalla polizia nazionale". Una rivelazione che ha scatenato un'intensa polemica in quanto in contrasto con le dichiarazioni del ministro degli Interni Bernard Cazeneuve e la Prefettura delle Alpi marittime e che ha costretto il governo Valls ad aprire un'inchiesta interna.
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