Pakistan, morto il soldato eroe a cui l’India strappò la lingua

È morto due giorni fa il soldato eroe del Pakistan Maqbool Hussain, imprigionato e torturato nella carceri indiane per quattro decenni

Pakistan, morto il soldato eroe a cui l’India strappò la lingua

Ci sono nomi che diventano bandiere. Sono quelli degli eroi. Il soldato pachistano Maqbool Hussain è uno di questi.

Venne arrestato dagli indiani nel Kashmir, il 20 agosto del 1965, nel corso dell’offensiva militare scatenata da Nuova Delhi in risposta all’Operazione Gibilterra. Chi lo ha tenuto prigioniero per quarant’anni, nel corso dei quali non gli è stato nemmeno accordato lo status di prigioniero politico, ricorda perfettamente il suo numero di matricola: 335139. Questo perché Hussain in tanti anni di reclusione non ha mai detto nulla di più. Ad ogni domanda, ad ogni interrogatorio o minaccia lui rispondeva così: “Numero di matricola 335139”. Anche quando i suoi carcerieri sono passati alle vie di fatto e sono cominciate le torture, la privazione del sonno e le umiliazioni, Hussain, non ha aperto bocca. E così di fronte a tanta ostinazione qualcuno pensò bene di punirlo strappandogli la lingua. Lasciato in cella semicosciente si racconta che sulle pareti abbia scritto con il sangue: “Pakistan Zindap” (Lunga vita al Pakistan, ndr).

La sua di vita leggendaria, celebrata in una miniserie pachistana andata in onda nel 2008, invece, si è spenta due giorni fa nell’ospedale militare di Attock, nel Punjab settentrionale. In quella terra che era riuscito a riabbracciare solo nel 2005 quando le autorità indiane lo inserirono in un gruppo di prigionieri da scambiare con Islamabad. Ieri le esequie.

Prima le celebrazioni solenni nella base aerea di Charklala, alle quali hanno preso parte il premier pachistano Imran Khan e il capo delle forze armate Qamar Javed Bajwa. Poi il ritorno a casa, nel villaggio nativo di Sudhnoti in Kashmir, per la tumulazione.

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