Occorrerebbe Conrad per descrivere la Repubblica Centrafricana. Le sue parole “Orrore”, che chiudono “Cuore di tenebra”, hanno il potere, più di qualsiasi descrizione, evocazione o immagine, di rappresentare il Centrafrica per quello che è. Quasi tre anni di scontri, un conflitto epigono delle guerre d'Africa in grado di raccogliere i drammi dello scontro etnico, religioso nonchè per il controllo del sottosuolo. E sebbene sia stato fatto un forum per la riconciliazione e siano state indette nuove elezioni la situazione non sembra pacificarsi.
Non solo il calendario per le legislative e presidenziali ormai non è più certo ma anche gli scontri hanno ripreso con sempre più intensità. Combattimenti nell'est e nel nord del Paese hanno investito la città di Bambari dove di nuovo migliaia di profughi hanno attraversato il fiume Ouaka per mettersi in salvo e contemporaneamente anche la capitale Bangui è stata di nuovo il proscenio della violenza.
Nessuna rivendicazione ma lanci di granate nei mercati, negli incroci stradali e fino adesso soltanto ipotesi sulla nuova ondata di attacchi, ma la certezza però è una sola: morte nelle strade e odio nel cuore e nelle menti della popolazione.
Questa nuova escalation di terrore arriva quasi negli stessi giorni dell'ufficializzazione del viaggio che il Papa effettuerà in Africa. Tre Paesi verranno toccati dal Pontefice durante la sua visita in terra africana dal 25 al 30 novembre: Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana.
E la speranza è che questa scesa in campo da parte di Francesco stesso possa essere la dimostrazione di un volere quanto mai concreto di ritorno a negoziati e alla ripresa di colloqui e percorsi di pace.
Ma è altrettanto vero però che in terre fagocitanti di sangue, dove i valori che regolano la quotidianità ruotano intorno alla brama di morte e non alla voglia di vita, ecco allora che anche un messaggio di pace potrebbe divenire il combustibile di una chiamata all'odio- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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