Il parlamento russo mette al bando l'ong di Soros

Le associazioni occidentali inserite nella “lista nera” stilata dalla Duma hanno subito bollato il provvedimento restrittivo come un “grave attentato alle libertà civili”

Il parlamento russo mette al bando l'ong di Soros

In Russia, il parlamento ha disposto la messa al bando di diverse ong occidentali, accusate di “ingerenze” negli affari interni del Paese slavo. Una volta che il divieto diverrà operativo, il personale delle associazioni “indesiderate” dovrà lasciare immediatamente il territorio russo, pena la condanna a mesi di reclusione.

La Duma ha in questi giorni approvato, a larga maggioranza, una legge contenente un elenco di 15 ong indiziate di “ingerenze”. Le organizzazioni avrebbero infatti condotto “attività propagandistiche dirette a influenzare il libero svolgimento delle elezioni nazionali”. Tra gli enti banditi dal territorio russo figurano principalmente associazioni americane, ma anche gruppi legati a oligarchi nemici di Putin. Nella "black list" stilata dal parlamento compaiono, ad esempio: il National Endowment for Democracy, l’Open Russia Civic Movement, il German Marshall Fund e l’Open Society Foundation. Quest’ultima, fondata e finanziata dal miliardario Usa George Soros, era già stata nei mesi precedenti ripetutamente accusata dai parlamentari vicini al presidente russo di “propaganda sediziosa” e di “complotto ai danni della sovranità nazionale”. La messa al bando delle 15 ong entrerà in vigore a breve, in seguito al voto in seconda lettura da parte della Duma.

Stephen Nix, esponente dell’International Republican Institute, associazione statunitense compresa nell’elenco degli enti “indesiderati”, ha duramente criticato il provvedimento restrittivo: “La decisione del parlamento russo, adottata su iniziativa del Cremlino, rappresenta un grave attentato alle libertà civili in quel Paese. Essa mira a estromettere dal dibattito pubblico le opinioni sgradite a Putin e a distrarre la società civile internazionale dalle gravi accuse di ingerenze avanzate dagli inquirenti americani proprio nei confronti delle autorità russe. Le democrazie occidentali non possono affatto esimersi dal denunciare con forza tali politiche repressive, dirette a soffocare il desiderio di libertà del popolo russo.”

Nel 2017, la Duma e il Cremlino avevano già stilato un elenco di enti indiziati di “propaganda sediziosa”.

In quell’anno, la messa al bando dal territorio nazionale aveva colpito emittenti televisive e radiofoniche occidentali quali Voice of America e Radio Free Europe/Radio Liberty. Tali media erano stati allora etichettati dalle autorità del Paese slavo come “emissari di potenze straniere”, impegnati a “screditare” l’operato del governo federale.

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