Paura Ebola in Cina: voli africani senza controlli

Peter Piot, direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine , questa volta è arrivato in ritardo. Uno degli scienziati che ha scoperto Ebola ha spiegato nei giorni scorsi come sia estremamente probabile entro i prossimi sei mesi la diffusione del virus in Cina. Le stime del celebre microbiologo belga non tenevano conto dei controlli «allegri» all'aeroporto Capital di Pechino per i circa 3mila passeggeri in arrivo ogni settimana da Nigeria, Guinea, Sierra Leone e Liberia, i paesi martoriati dalla terribile febbre emorragica. Di questo passo l'epidemia si diffonderà in Cina nello spazio di poche settimane, forse addirittura in pochi giorni.

Al terminal della capitale cinese uno staff sanitario si occupa di provare la febbre con il termometro auricolare. Insufficiente soprattutto se il contagio è ancora in fase embrionale. Qualcosa di peggiore accade alle dogane di Lagos, Conakry, Freetown e Monrovia, dove i viaggiatori cinesi di rientro in patria devono esibire in via esclusiva il libretto della febbre gialla, vaccino obbligatorio per chi soggiorna nei paesi tropicali del continente nero. Nessun'altra misura viene adottata, con la complicità di governi talmente deboli da chiudere entrambi gli occhi pur di non perdere i 14 miliardi di dollari garantiti dal governo di Li Keqiang. Si tratta del 20% del denaro che in questo momento la Cina sta investendo sul mercato africano. Piot aveva sottolineato che le misure precauzionali prese all'aeroporto di Pechino, dove ai viaggiatori in arrivo viene controllata la temperatura, non sono efficaci. E qui entra in gioco una delle compagnie locali, la China Eastern Airlines, che organizza 16 voli settimanali da e per i quattro paesi dove l'epidemia di Ebola sta sfuggendo ai controlli. Alcuni di questi sarebbero voli con destinazione ufficiale (da tabellone) su Capital, ma in realtà dirottati su aeroporti cargo per evitare controlli che potrebbero essere a dir poco imbarazzanti, o addirittura, come scrive la stampa di Seul, una variante per limitare i danni. Il modo migliore per tenere sotto controllo Ebola sarebbe quello di effettuare all'aeroporto le analisi del sangue, sicure nel verificare la presenza di qualsiasi genere di infezione, e poco costose da un punto di vista di investimenti economici. Il ministero della sanità di Pechino, in risposta alle perplessità del professor Piot, ha fatto sapere «che non si sono verificati casi sospetti di Ebola. Gli accertamenti vengono effettuati con lodevole professionalità». Dichiarazione smentita dal personale medico dell'aeroporto Chek Lap Kok di Hong Kong che parla di «quattro persone messe in quarantena»”.

La Cina è vicina, in questo caso al contagio di Ebola. Lo è attraverso la sua sterminata manovalanza che nei paesi del virus è di circa 250mila unità, e che sfiora i 3 milioni sommando tutti quelli che lavorano nella fascia dell'Africa equatoriale, a stretto contatto con le quattro nazioni off limits .

Persone che entrano ed escono dal Senegal, dal Camerun, piuttosto che dal Mali (a quelle latitudini risale a domenica il primo caso accertato), senza doversi sottoporre ad alcun controllo. Disponendo delle dogane come se fossero le porte girevoli del Ritz di Place Vendome, e versando nelle tasche di malleabili agenti qualche piccolo cadeau .

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