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Al Qaeda pubblica il sesto numero di Beituki, il magazine per le donne

Beituki è una rivista di life-style con sfumature jihadiste. Rispecchia la visione conservatrice di al Qaeda sul ruolo della donna

Al Qaeda pubblica il sesto numero di Beituki, il magazine per le donne

Al Qaeda ha pubblicato poche ore fa il sesto numero di Beituki, magazine dedicato alle donne musulmane. Beituki, che in italiano potremmo tradurre come La tua casa, è stato pubblicato per la prima volta lo scorso dicembre. L’opera nasce per colmare il vuoto lasciato dalle pubblicazioni Isis come Dabiq e Rumiyah. Il sesto numero è stato pubblicato poche ore fa. A differenza di quanto avveniva con le precedenti opere jihadiste immesse sulla rete negli ultimi dodici mesi, tutti i file di Beituki non sono stati ancora corrotti dai servizi segreti occidentali e sono disponibili integralmente in diverse piattaforme.

Oltre alla letteratura convenzionale diffusa sulla rete con istruzioni prevalentemente entry level e dedicata prevalentemente ai terroristi radicalizzati a distanza, ne esiste una parallela. La leadership jihadista si basa oggi su un nutrito numero self-starters e fanatici opportunisti che traggono ispirazione prevalentemente dalle guide disponibili sulla rete. Tuttavia, esiste anche un’altra letteratura parallela a quella periodicamente pubblicata. I testi di propaganda sono stati ritenuti spesso fuorvianti, ma dovrebbero essere intesi come veri e propri manuali di formazione per la radicalizzazione a distanza. Parliamo dell’importanza nel discernere i segnali insiti nella propaganda terroristica, cercando così di colmare l’Imagination Gap. È proprio quell’incapacità di immaginare l’inimmaginabile che continua, ancora oggi, a minare gli sforzi nell’elaborare una efficace prevenzione.

Beituki, guida per la perfetta moglie di un jihadista di al Qaeda

Potremmo definire Beituki come una rivista di life-style con sfumature jihadiste. Rispecchia la visione conservatrice di al Qaeda sul ruolo della donna. La rivista va quindi intesa come una risposta alle direttive dell’Isis e dei talebani che contemplano l’impiego delle donne in prima linea. Prima che l'Isis perdesse Mosul, centinaia di donne armate con cinture esplosive si gettarono contro le forze irachene. In Beituki al Qaeda non presenta mai donne armate. Mostra invece case immacolate ed arredate con sedie in mogano, pile ordinate di piatti e bambini sorridenti in preghiera.

Il sesto numero di Beituki: "Armiamoci di una buona lettura"

Beituki è un magazine a colori che si discosta totalmente dalle immagini forti contenute nella produzione jihadista classica disponibile sulla rete. Cuoricini, lettere d’amore, arredamento e ricette su Beituki prendono il posto alle decapitazioni ed alle guide per compiere attentati. L’opera consta di diverse guide e rubriche non superando mai le venti pagine (17 quelle del sesto numero) per una veloce lettura. I sei numeri possono essere ancora oggi consultati o scaricati da chiunque e con estrema facilità su diverse piattaforme. Il linguaggio è semplice, il riferimento religioso non è mai invasivo, costante l'utilizzo dei pronomi. Il sesto numero è stato intitolato Armiamoci di una buona lettura. E’ uno stratagemma che al Qaeda ha preso in prestito dall’Isis, sfruttando il testo Media Operative, You Are a Mujahid, Too. Così come l’Isis, al Qaeda annulla la distinzione tra supporto ed appartenenza. Al Qaeda spiega che "il più alto onore per una sposa jihadista è quello di crescere i futuri guerrieri". Il testo è molto simile (in alcuni passaggi è il medesimo) all'approfondimento "Mia dolce sorella, come passerai il tuo tempo in questa epoca?" pubblicato nel secondo numero di Al-Haqiqa (La Verità), sempre di al Qaeda.

Mia dolce sorella, come passerai il tuo tempo in questa epoca?

“Una donna giusta, trascorre il suo tempo libero recitando il Corano, ricordando Allah senza menzogna e rifiuto. Non vi è impegno che possa impedire alla donna di dedicarsi ad Allah. Se la donna è coraggiosa, insegnerà il coraggio ai suoi figli. Se misera, lo saranno anche i suoi figli. Se caritatevole, anche i suoi figli lo saranno. La donna è responsabile dell’atmosfera familiare. Se giusta, i suoi figli cresceranno sani, forti e senza vizi. In caso contrario saranno malati. La donna ha un grande potere: potrebbe compiere tutti i crimini del mondo o essere artefice dell’amore puro. La donna è la chiave di tutto. Può rendere misero il marito o felice e giusto con delle semplici parole. E’ la donna a rendere il marito amabile o un essere spregevole. La donna è la metà dell’uomo. La donna credente è quella che trasmette fede, purezza, virilità e coraggio all'uomo e ad i suoi figli. Sorelle mie, dobbiamo preparare i nostri figli per il martirio, la virilità, la jihad. La battaglia dell'Islam continua, da dove otterremo gli uomini per combatterla? Da voi, dalle vostre case. Siete voi a produrre gli uomini”.

Le spose jihadiste

Su Beituki al Qaeda elargisce consigli alle donne, sempre chiamate spose jihadiste. E’ un accorgimento letterale essenziale che si contrappone al santo guerriero: gli autori riconoscono l'importanza della donna quando questa opera all’interno del nucleo familiare. La sposa jihadista non deve mai allontanarsi dal suo tradizionale ruolo di donna musulmana come capo della sua famiglia in assenza del marito. Contrapponendo sposa jihadista al santo guerriero, l'autore riconosce il ruolo attivo del marito in battaglia e l'indissolubile destino della donna legata alla causa.

Presente fin dal primo numero la rubrica dedicata alle Lettere degli innamorati: una presunta corrispondenza tra i guerriglieri al fronte e le proprie mogli rimaste a casa ad aspettarli (o meglio ad attendere il loro destino previsto dal piano celeste). E’ certamente la sezione più romantica ed ironica dell’intero magazine. Non mancano le decorazioni con ali e cuoricini ed ampio spazio dedicato alle Spose jihadiste frustrate. La frustrazione va intesa come attesa che si compia il destino del marito. Nel pensiero jihadista le azioni fisiche sono soltanto il mezzo per raggiungere l’obiettivo spirituale. La rubrica fornisce rassicurazioni e spiegazioni filosofiche al concetto dogmatico della giustizia divina che giustifica le azioni in vita. Nella rubrica C’è romanticismo dopo i quaranta?, al Qaeda suggerisce alla sposa jihadista di alimentare costantemente il rapporto di coppia “poiché senza acqua anche il fiore più bello appassisce”. Sembrano frasi innocue, ma l’utilizzo dei pronomi è essenziale per conferire il grado di appartenenza ed importanza nella scala gerarchica familiare. E’ il concetto del paradiso sulla terra, espresso fin dal primo numero di Beituki e costantemente riproposto seppur con diverse sfumature.

Nella rubrica Idee e consigli, al Qaeda suggerisce alla sposa jihadista di viziare il proprio santo guerriero: “Il miglior modo per salutare il proprio santo guerriero? Una cioccolata”. Nella rubrica La mia famiglia si spiega come una sposa jihadista debba essere parsimoniosa “facendo acquisti oculati”. Al Qaeda consiglia di visitare i mercatini dell’usato. Nella rubrica L’amore è nell’aria sono presenti diversi consigli per attirare l'attenzione del santo guerriero.

Il ruolo delle madri nella storia dell’Islam

La storia dell'Islam è piena di donne forti, ma al Qaeda le ignora del tutto. Nusaybah bint Ka'ab, eroina del mondo musulmano, combatté in diverse battaglie, ma viene ricordata particolarmente per aver difeso il profeta Maometto nella battaglia di Uhud riportando dodici ferite. In numerosi testi è ricordata come “la guerriera che andò in battaglia quando molti fuggirono”.

Fin dal primo numero, in Beituki è presente un approfondimento storico, solitamente un riferimento alle crociate. L’unica immagine a corredo del breve approfodimento del sesto numero (cavalleria islamica) stride con il resto dei contenuti (mai così tanti bambini in Beutiki). Non si tratta di una svista, ma di una precisa tecnica per indicare il ruolo delle donne (chiamate strategicamente madri) che hanno cresciuto seguendo le regole di al Qaeda dei guerrieri vittoriosi. La strategia dialettica ha un fine ben preciso: inquadrare il conflitto in un’ottica religiosa e politica. Con il termine crociati, i jihadisti identificano tutti i nemici dell’Islam. L’ossessivo utilizzo della parola nei testi è strutturato per rendere sempre viva nella mente nei lettori il ruolo dell’Occidente come storico invasore e nemico religioso. Poiché non esiste distinzione (il contenitore crociato annovera tutti i nemici), si rendono implicitamente colpevoli anche i civili, rei di supportare e legittimare qualsiasi tipo di conflitto contro l'Islam. Ecco perché anche i crociati civili diventano obiettivi legittimi di una guerra. Nelle nozioni storiche date ai lettori, la letteratura jihadista spiega che i crociati sono sempre stati sconfitti nel tempo nonostante i loro diversi tentativi di soggiogare l'Islam. Il termine, quindi, rientra in un preciso messaggio di speranza, lotta e vittoria ciclica. Dichiarando gli occidentali come crociati si legittima la battaglia contro coloro che vogliono conquistare la terra della fede, screditando tutti i loro sforzi bellici.

Il ruolo della donna nell'Isis: le differenze con al Qaeda

Negli ultimi numeri di Rumiyah, gli autori dedicarono ampio spazio alle donne. Nell’approfondimento La donna, pastore nella casa dell’uomo e responsabile del suo gregge contenuto nel nono numero di Rumiyah, gli autori ricordano la benedizione ricevuta nel vivere e crescere nello Stato islamico. Il titolo tradisce il reale contenuto. Si colloca nella narrativa apocalittica.

“Ogni donna a cui Allah ha concesso la benedizione di nascere nello Stato islamico, dovrebbe trarre vantaggio da questa grazia eccezionale, non concessa a molte altre. Le donne dovranno impegnarsi nel crescere i propri figli nel modo a cui piace al loro Signore ed a beneficio della Nazione islamica. La prima cosa che la donna musulmana dovrà insegnare ai propri figli è la frase della testimonianza suprema: Non c'è dio al di fuori di Allah, Muhammad è il Messaggero di Allah. Subito dopo dovrà insegnare al bimbo i tre principi: Chi è il tuo Signore? Qual è la tua religione? Chi è il tuo Profeta?. Sono domande che dovranno stabilire la creazione dei suoni puri (non blasfemi) per il bambino, schiavo di Allah. Il Creatore dovrà essere temuto, mentre il bimbo dovrà capire che sarà sempre osservato. Prima di dormire, dovrà dire:Allah mi è testimone, Allah mi vede, Allah è con me. La grazia più grande che una donna possa ricevere, è quella di avere figli da crescere con un marito mujahide. Cresceranno abituati a vedere armi ed attrezzature”.

Inizia un raro passaggio, molto tecnico. In realtà il significato di tale testo andrebbe profondamente tradotto poiché non va interpretato in senso letterale.

“Fucili d’assalto e di precisione. Indumenti tattici, proiettili, granate e cinture esplosive. Sono disponibili diversi video che spiegano con sequenze semplici il loro letale utilizzo. Il cucciolo di Leone, per l’amore della Jihad e con l’affetto del mujahidin, coltiverà l’odio verso i nemici. A chi critica le donne di aver distrutto l’infanzia e l’innocenza dei propri figli, rispondiamo che è l’onore più grande è quello di lottare davanti ad Allah”.

Il leone è diventato un motivo chiave nella propaganda jihadista come simbolo di onore o per designare un martire, alla stregua dei messaggi in presenza di uccelli verdi. Il leone è una figura importante per l'arte e la cultura islamica. Evoca doti di coraggio, forza e valore. Secondo la tradizione islamica, la frase “il leone giacerà con l'agnello” è utilizzata per descrivere la pace escatologica che sarà costituita sotto un sovrano giusto e degno nel giorno del giudizio.

La donna, pastore nella casa dell’uomo e responsabile del suo gregge pubblicato su Rumiyah, ricorda quello delle fiabe. Da rilevare che i racconti fanno parte dell’educazione fin da quando il narratore delle comunità tribali raccontava la sera le gesta degli eroi del passato con riferimenti al Corano. E’ una precisa tecnica per un target specifico.

Toni forti nell’approfondimento Siate un sopporto non un ramo secco del decimo numero di Rumiyah, si analizzano le paure ed i timori di coloro che tradiscono la causa e offendono Dio. E’ un monito al nucleo familiare e di riflesso all’intero collegio musulmano. Nessuno può abbandonare la strada rivelata ed imposta da Dio.

“In guerra le tribolazioni e le difficoltà abbondano. Le preoccupazioni aumentano ed attanagliano i cuori. Alcuni non perdono la Strada grazie ad Allah attraverso i loro iman, mentre altri periscono smarrendo la via. Tornano indietro, rinnegano la propria religione e tradiscono i fratelli. Invece di portare la sconfitta nei cuori dei nemici, la diffondono nel collegio musulmano. Essi spaventano i musulmani e li invitano a non combattere. E’ una pratica diffusa tra i deboli: iman, uomini e donne. La fine per questi uomini è già stata discussa, mentre le donne saranno colpite da calamità perché infettano con la loro lingua le loro case, il proprio marito ed i bambini. Le notizie false provocano confusioni e disorientano. Quanti diffondono le voci che indeboliscono i cuori, dovranno chiedere perdono ad Allah, ammettendo la propria colpa. Se cercate aiuto, lo troverete. Se sarete puniti è allora questo ciò Allah ha disposto. La donna musulmana non deve vacillare, ma essere sentinella e baluardo contro le falsità. Niente dovrà far vacillare il sostegno ad Allah, non importa quanto possano essere i suoi nemici”.

Nell’approfondimento Il viaggio nel sentiero spinoso contenuto nell'undicesimo numero di Rumiyah, si ribadisce che la scelta della jihad è un percorso di fede senza compromessi, nell’osservanza degli obblighi rituali di natura giuridica e politica e delle prescrizioni che regolano la conduzione della guerra santa. E’ dedicato alle sorelle che hanno avuto la fortuna di vivere nello Stato islamico.

“È giunto il momento di distinguere e separare le verità dalle bugie, i giusti dai malvagi, i credenti dagli ipocriti. Separare coloro che sono fermi nella loro fede da quanti perdono la speranza e si disperano. Quanti rimarranno giusti nella via testimonieranno la vittoria finale. Invito le nostre sorelle che hanno ricevuto la grazia di vivere nello Stato islamico di essere paziente e continuare a credere. Lungo il nostro viaggio dovremo affrontare e superare prove e difficoltà. Il sentiero di spine che stiamo solcando non è la fine, ma solo l’inizio che ci porterà alla vittoria finale. Siamo pronti a soffrire? Le nostre anime sono pronte al sacrificio supremo per il bene supremo? Saremo saldi in questo percorso di fede? Non esiste sentiero di spine che non può essere percorso, nè tragitto migliore per dimostrare la nostra fedeltà. Mie amate sorelle, i vostri ruoli e le vostre responsabilità non sono finite, ma aumentate. E’ giunto il momento di risvegliarci dal sonno di inosservanza e dirigerci i nostri reali obiettivi”.

Il vero significato di Beituki

Al di là dei temi affrontati, il valore di Beituki non andrebbe sottovalutato. E' certamente uno strumento per la propaganda interna (non è tradotto in inglese) strutturato sulla visione conservatrice di al Qaeda della donna. Ad esempio l'indice utilizzato fin dal primo numero. Il fine è evidente: identificare la lettrice. Degli otto personaggi presenti nell'artwork, soltanto la donna è collocata al centro. La lettrice deve identificare se stessa. Quella che sembra una foto di famiglia non deve trarre in inganno: la donna è in ginocchio non a beneficio del contesto virtuale, ma in segno di sottomissione. La donna è al servizio della causa jihadista: servire il marito, accudire i figli ed abituarli alla purezza del suono. La centralità della sua posizione non deve trarre in inganno: è un subdolo riferimento al suo ruolo confinato tra mura, figli e marito.

In Beituki sono presenti consigli (sarebbe meglio definirle istruzioni) semplici ed immediati: lo stesso approccio di Abdullah bin Mohammed, uno dei migliori strateghi di al Qaeda ed autore della dottrina dei livelli.

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