Incendio a Notre Dame

Quell'ipocrisia francese sul degrado di Notre-Dame

Quando due anni fa la cattedrale cadeva a pezzi e c'era bisogno di 150 milioni per restaurarla regnava solo il silenzio

Quell'ipocrisia francese sul degrado di Notre-Dame

Politici, miliardari, attori: tutti con le mani nei capelli, tutti pronti a sciorinare parole d'amore e a elargire milioni per fare "risorgere" la cattedrale parigina. La famiglia Pinault, alla guida del colosso del lusso Kering, ha annunciato l’immediata donazione di 100 milioni di euro. L'altro big del lusso, Lvmh, ha offerto 200 milioni di euro. Macron ha annunciato una colletta mondiale.

Ma quando Notre-Dame cadeva a pezzi e c'era bisogno di fondi per salvarla dagli acciacchi del tempo e dello smog regnava il silenzio. All'epoca, e parliamo solo di due anni fa, venne lanciato un vero e proprio SOS per salvare il simbolo della cristianità. Tutti muti. Soprattutto lo Stato. Non poteva andare altrimenti in effetti: nella laicissima Francia lo Stato si voltava dall'altra parte e lasciava ai privati l'onore e l'onere di finanziare i restauri. Così una vasta operazione di raccolta fondi per finanziare il suo restauro, a cominciare dagli Usa, dove l'edificio gode di una fama particolare, venne lanciata nel maggio di quell'anno. Mentre un'altra fondazione venne costituita negli Stati Uniti per attrarre mecenati e donatori e finanziare i lavori, stimati intorno ai 150 milioni di euro.

Negli anni Novanta, l'ultimo grande restauro aveva permesso alla facciata di ritrovare gli splendori di un tempo, ma da qualche tempo l'edificio cominciava a dare gravi segni di decadenza e degrado. Sul suo sito internet l'arcidiocesi avvertiva: "Le condizioni della cattedrale sono ormai giunte a un punto in cui presto le strutture non saranno più in grado di svolgere il loro compito, minacciando la stabilità dell'edificio stesso, senza parlare della perdita definitiva delle decorazioni scolpite". Eppure tutti zitti.

"Ogni anno - spiegava il portavoce della cattedrale, André Finot, citato da Le Figaro - raccogliamo circa 5 milioni di euro tra offerte e donazioni; da parte sua, lo Stato attribuisce 2 milioni di euro per la manutenzione. Abbiamo capito che bisogna cambiare paradigma, se vogliamo salvare la cattedrale, bisogna partire a caccia di fondi privati". Frammenti di arcate,
gargoyles, pinnacoli, pezzi di balconate: tutto in frantumi. La stabilità dell'edificio era a rischio così come le sue decorazioni. Puntualmente veniva denunciato tutto, ma nessuno faceva niente.

Come se non bastasse, da un lato lo Stato si arricchiva coi turisti (almeno 12 milioni l'anno) che pagavano il biglietto per entrare nelle Torri e dall'altro lato dava meno della metà degli introiti alla Cattedrale.

E ora è lo stesso Stato a piangere sulle rovine che in parte ha contribuito se non a creare quantomeno a non evitare.

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