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Siria, orrore dell'Isis nel campo profughi: esecuzioni sommarie

Si combatte alla periferia di Damasco: Isis e al Qaeda uniscono le forze e conquistano terreno. Sostieni il reportage

Siria, orrore dell'Isis nel campo profughi: esecuzioni sommarie

Strada per strada, casa per casa, sotto le bombe, senz’acqua e senza cibo. Nel campo profughi palestinese di Yarmuk, alle porte di Damasco, si continua a combattere. Dopo cinque giorni di schermaglie, i miliziani dello Stato islamico e i qaedisti del Fronte al Nusra sono riusciti a strappare dalle mani delle fazioni ribelli laiche quasi tutta l'area. E subito sono iniziate le esecuzioni sommarie, i rapimenti e le decapitazioni . Intant a Dana, nel Nord del Paese, il Fronte al Nusra ha rapito e liberato nel giro di poche ore 300 curdi. Si trattava di cinque pullman e un minibus pieni di lavoratori curdi e dei loro figli che da Afrin stavano viaggiando verso Aleppo per ricevere il salario.

Gli ultimi, confusi sviluppi del fronte siriano del conflitto mediorientale fanno emergere indizi di un’alleanza, almeno tattica e forse localizzata, fra l'Isis e al Qaeda. Finora i due gruppi apparivano concorrenti e su posizioni inconciliabili. Tanto che, non più di un anno fa, si massacravano a vicenda. In questi giorni, invece, le due formazioni islamiste combattono fianco a fianco nelle strade di Yarmuk. Secondo gli analisti, i due gruppi del terrore potrebbero anche essere in concorrenza contro i nemici comuni: le formazioni palestinesi laiche e Hamas, che ieri a Gaza ha inscenato manifestazioni di piazza contro l’Isis e i qaedisti.

L’ex popoloso campo - in realtà una città vera e propria - è un avamposto per accedere alla capitale Damasco, che dista solo pochi chilometri. Proprio per questa ragione si ha notizia di bombardamenti costanti da parte delle forze fedeli a Bashar al Assad. Presa fra tre fuochi, allo stremo, senza l’essenziale per vivere, la popolazione del semidistrutto campo palestinese (già ridotta da 150mila a 18mila abitanti dopo due anni di assedio delle forze di Assad) sta cercando di fuggire come e quando può. Una situazione che un funzionario dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, Chris Gunness, ha descritto come "al di là del disumano".

"Questo significa che non c’è cibo - ha continuato - non c’è acqua e ci sono pochissimi farmaci".

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