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Uno strano messaggio dalla Cina ritrovato a Londra: "Ci costringono a lavorare, aiutateci"

Il messaggio era contenuto in una lettera arrivata nelle mani di una bambina che, nella periferia sud di Londra, ha acquistato alcuni regali in un supermercato della Tesco

Uno strano messaggio dalla Cina ritrovato a Londra: "Ci costringono a lavorare, aiutateci"

Un messaggio di auguri che, in realtà, conteneva una disperata richiesta di aiuto: ecco quello che una bambina inglese di 6 anni si è ritrovato tra le mani dopo aver acquistato un regalo di Natale.

Lei, Florence Widdicombe, aveva preso questa cartolina in un supermercato Tesco di Tooting, quartiere a sud di Londra: “Siamo prigionieri stranieri nella prigione di Qingpu in China. Obbligati a lavorare contro la nostra volontà. Per favore aiutateci e avvertite le organizzazioni per i diritti umani”, si legge nel testo contenuto nella cartolina.

Quest’ultima era attaccata, come di consueto in questo periodo natalizio, ad una confezione appena acquistata. Tutti i prodotti presi all’interno di uno dei supermercati del marchio sopra citato, contengono un biglietto dove si augura un buon Natale al cliente.

Ma qualcuno con una penna ha aggiunto il messaggio prima riportato: “Usate il link per contattare Mr Peter Humphrey”, è la frase finale usata nel testo.

I genitori della piccola hanno mostrato il biglietto al Sunday Times, il quale ha poi divulgato la storia conosciuta adesso a livello internazionale. Un episodio che indubbiamente fa discutere. Possibile che qualcuno abbia realmente aggiunto quella richiesta di aiuto dalla Cina? Oppure è stato uno scherzo di pessimo gusto di qualche addetto in Inghilterra?

Il Sunday Times ha fatto notare due elementi che porterebbero a pensare all’autenticità della richiesta di aiuto. In primis, il riferimento a Peter Humphrey. Quest’ultimo è un ex giornalista che ha trascorso due anni nel campo di prigionia di Qingpu, in quanto coinvolto in uno scandalo di corruzione legato alla società farmaceutica GlaxoSmithKline.

Chi ha scritto quel messaggio, è l’ipotesi, ha forse voluto lanciare un riferimento preciso ad un precedente noto, in modo da conferire autenticità alla sua richiesta di aiuto. Inoltre, e questo è il secondo elemento analizzato, anche in passato in Gran Bretagna sono stati segnalati almeno due episodi del genere.

In particolare, nel 2014 in Irlanda del Nord è stato trovato un messaggio di “auguri” con un’inquietante aggiunta: “Fabbrichiamo vestiti per l’esportazione in Occidente. Lavoriamo 15 ore al giorno e il cibo che ci danno non verrebbe mangiato neanche da cani o porci”. Due anni fa invece, un altro messaggio del genere è stato scoperto in un biglietto in un negozio di Sainsbury: “Tanti auguri di felicità e fortuna. Terza Officina di Produzione, Carcere di Guangzhou, Distretto Numero 6”, si leggeva nel testo in quell’occasione.

La Tesco ha annunciato di aver sospeso il rapporto di lavoro con i fornitori cinesi, in attesa di verifiche: “Aborriamo l’uso di campi di lavoro e non permetteremo mai che siano nostri fornitori – si legge in un comunicato dell’azienda – Siamo scioccati da queste rivelazioni, abbiamo subito sospeso il contratto con la Cina e aperto un’indagine. I controlli da noi effettuati sino al mese scorso non avevano fatto emergere nulla di illegale ma se l’indagine confermerà quanto denunciato dal biglietto metteremo fine a ogni rapporto con i fornitori cinesi”.

L’episodio ovviamente riaccende le polemiche sui rapporti commerciali con Pechino e sulla possibilità che il governo cinese permetta, nonostante le frequenti smentite, l’esistenza di campi di lavoro all’interno delle prigioni.

Una pratica, secondo Amnesty International, mai andata in disuso in tutta la Cina.

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