"Nessuno in cabina". Cosa c'è dietro al mistero del "jet fantasma"

Il 4 settembre un jet privato decolla da Jerez in Spagna, medesimo distretto dell'importante base navale di Rota, e smette di rispondere alla radio, procede oltre la rotta concordata mettendo in allerta la difesa aerea di mezza Europa, poi precipita nel Mar Baltico. Perché?

Screen Vasily Filippov via YouTube
Screen Vasily Filippov via YouTube

Una tragedia avvolta inizialmente nel mistero quella del Cessna 551, diventato noto alla cronache come il "jet fantasma". Appena un mese fa, dopo aver volato attraverso l'Europa e dopo aver perso il contatto con il controllo aereo, il velivolo ha messo in allerta la difesa aerea di 4 diversi paesi prima di precipitare in una vertiginosa spirale che lo ha portato dritto nei flutti del Mar Baltico.

Si era pensato a una singolare operazione per saggiare le difese della Nato in un momento di massima tensione geopolitica; addirittura a una trama misteriosa che legasse i quattro passeggeri - tutti morti nello schianto - a vicende illecite. E invece si è trattato solo ed esclusivamente di un tragico incidente causato da un problema di pressurizzazione nella cabina.

Perché quando i piloti da caccia che si sono avvicinati "fino a vedere il bianco degli occhi dell'altro pilota", come recitava una vecchia regola d'ingaggio della Royal Air Force, non si erano scontrati con lo sguardo di nessun altro. Comunicando alla base con un certo sgomento che: "Nella cabina di pilotaggio del jet" - registrato come Oe-Fgr - "non c'era nessuno". Ma solo apparentemente.

Nessuna risposta

Era il primo pomeriggio di domenica 4 settembre quando il vecchio jet privato Cessna 551 versione Citation II (cellula prodotta nel 1979, ndr) decollava dall'aeroporto Jerez de la Frontera in Spagna, dopo aver consegnato i piani di volo che prevedevano come destinazione Colonia in Germania. A bordo sono stati registrati quattro passeggeri. Si scoprirà solo il giorno successivo essere tutti familiari del pilota, nonché proprietario del velivolo.

Tutto sembrava procedere regolarmente: un volo qualsiasi affrontato da un jet privato qualsiasi, come tanti ne decollano e atterrano per turismo o business. Poco dopo il decollo però, avvenuto alle ore 14.56, il pilota del Cessna numero di serie 551-0021, si trova costretto a prendere contatto con il controllo del traffico aereo per segnalare una perdita di pressione in cabina.

La voce affannata che un istante dopo scomparve in un lungo e definitivo silenzio, era quella di Karl-Peter Griesemann, proprietario di una compagnia di charter che ha sede proprio a Colonia ed è stata battezzata Quick Air. La rotta impostata sul Flight Management System prevedeva il raggiungimento di una quota di quasi 11.000 metri, e poi via così, verso Poitiers, poi Parigi, il Lussemburgo ed Euskirchen, prima di diminuire l'altitudine nella fase di avvicinamento e approcciare la pista dell'aeroporto di Colonia. Destinazione prefissata.

Jet fantasma e i caccia europei

È consuetudine dei media - in particolare modo dei tabloid - affibbiare nomi sensazionali a ogni elemento faccia parte di un caso di cronaca che si presti. Ma è altrettanto vero che un jet senza nessuno al comando - come avviene spesso per navi e yacht che non di rado vengono incrociati nel bel mezzo dell’oceano senza nessuno a bordo o al timone - può essere definito “fantasma”, dal momento che nel gergo usato dalle aeronautiche della Nato, una traccia radar o un velivolo non identificato che potrebbe rivelarsi ostile viene segnalato come “bogey”: ossia uno spettro.

Quando il Cessna cade in quell'inquietante silenzio radio che lascia presagire il peggio a bordo, e il controllo traffico aereo fallisce ogni tentativo di ricevere risposta dal volo Oe-Fgr, ai caccia intercettori francesi viene ordinato immediatamente lo scramble: la procedura di decollo immediato per intercettazione di un velivolo potenzialmente ostile. Un caccia Dassault Rafale decolla da Mont de Marsan per acquisire contatto visivo con il jet fantasma. Alle 14.25 Utc, il pilota dall’Armée de l'Air, dopo aver tentato più volte di prendere contatto radio, si avvicina al velivolo e riferisce ciò che vede: “Nessuno è in cabina”. Il jet vola in senza nessuno ai comandi, direzione nord della Francia.

Da Saint Dizier viene fatto decollare un secondo Rafale che intercetta e scorta fino al Belgio il jet fantasma che rimane in silenzio radio. Entrato nello spazio aereo tedesco una copia di caccia Eurofighter decollano da Neuburg-Donau per rilevare l'intercettazione confermata e seguita dai colleghi dell’aeronautica francese francesi. Sono le 15.57 UTC. E il jet fantasma continua a volare senza rispondere a nessun avvertimento.

Ogni tentativo di stabilire un contatto radio o visivo si rivelano fallimentari. Nel frattempo la notizia inizia a girare sul web, e molti appassionati si connettono sui siti per il tracciamento per le rotte aeree. Proprio mentre il Cessna che aveva saltato la sua destinazione prefissata - Colonia - procede su una nuova rotta seguita dal pilota automatico.

Sarà necessario far decollare un’altra coppia di Eurofighter della Luftwaffe tedesca, questa volta da Laage, e poi passare il testimone ad un F-16 della Reale Aeronautica Danese una volta entrato nello spazio di giurisdizione. Per accertarsi che ormai non era più ipotizzabile che qualcuno desse segni di vita a bordo. Il problema iniziava a farsi serio e le ipotesi più disparate iniziavano a circolare intorno a quel jet fantasma che aveva messo in allerta mezza Europa.

Se si stesse trattando di un incidente, di un dirottamento o di un trucco per provocare trambusto nello spazio aereo della Nato, non era ancora chiaro - sebbene la soluzione giusta si rivelerà essere al solito la più semplice, come suggeriste la teoria del Rasoio di Occam - eppure se quell’aereo non avesse terminato il carburante mentre sorvolava il mare aperto, finendo il suo triste volo tra i flutti del Baltico, qualcuno a terra, sarebbe stato sottoposto a una minaccia incombente. I vertici politici e militari si sarebbero trovati un questione di complessa risoluzione: abbattere un aereo privato prima che si schianti sulla Lettonia?

Giù dritto nel Baltico

Violato lo spazio aereo svedese nel completo silenzio radio che ormai perdurava da poco dopo il decollo, l’aereo aveva terminato il carburante e, privato della spinta asimmetrica, virava per iniziare a perdere quota e terminare il suo sfortunato volo in una spirale mortale che lo portava dritto nelle acque territoriali lettoni. Circa trenta chilometri a nord-ovest della città portuale di Ventspils. Ormai mancava qualche minuto alle ore 20. Le squadre Sar (acronimo di Search And Rescue, ndr) vengono immediatamente comandate sul posto, ma del relitto non si scorgeva inizialmente traccia. Solo tra il 5 e il 6 settembre iniziarono ad affiorare macabri resti umani e alcuni detriti. I passeggeri erano ancora a bordo. Il Cessna era senza dubbio sul fondale.

Non essendoci scatola nera a bordo, non sarà mai chiaro cosa sia successo e in che sequenza. Ma è molto probabile che la depressurizzazione della cellula della cabina può aver fatto perdere conoscenza a pilota e passeggeri prima di portarli alla tragica morte nello schianto. Lo stesso triste destino del volo Helios Airways 522 nel 14 agosto 2005, ricordano David Cenciotti e Stefano D'Urso sul sito specializzato The Avionist. Anche in quel caso la perdita di pressurizzazione portò l’aereo a schiantarsi nei pressi di Grammatiko, in Grecia, uccidendo 121 anime.

Secondo le ultime dichiarazione del comandante Peteris Subbota, capo del Centro di coordinamento per la ricerca e il salvataggio marittimi dell'Esercito lettone, il relitto dello jet verrà localizzato data la ridotta profondità del fondale marino che in quel tratto di mare non super i 60 metri.

Un eventuale recupero del relitto - non ancora annunciato - potrebbe rivelare ulteriori particolari che contribuirebbero a fare chiarezza su quello che invece di un misterioso evento, sembra aver essersi rivelato solo una tragica fatalità.

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