Oltre seimila pagine fitte fitte di dati e particolari raccapriccianti. È il rapporto, preparato dalla Commissione di controllo dei servizi segreti del Senato Usa, sulle torture della Cia condotte nel corso degli interrogatori ai terroristi di al Qaeda. Per la prima volta viene documentato l'uso delle "tecniche non convenzionali" tra il 2001 (dopo l'attacco alle Torri gemelle) e il 2009, quando Barack Obama chiese di porvi fine. Il periodo incriminato è di sette anni e 4 mesi: in quel lasso di tempo (2.675 giorni) gli agenti dei servizi segreti hanno avuto "mano libera", impiegando varie tecniche, tra cui il famigerato waterboarding (si porta il prigioniero quasi all'annegamento, salvandolo all'ultimo istante, per indurlo a confessare). Obama disse basta ma non aprì inchieste su quanto era avvenuto sino ad allora né denunciò l'operato del suo predecessore, George W. Bush. Quest'ultimo respinge al mittente le accuse e, come scrive il New York Times, difende a spada tratta i propri ex collaboratori: "Siamo fortunati ad avere uomini e donne che lavorano duro alla Cia per nostro conto". L'ex presidente aggiunge poi un carico pesante: "Sono patrioti e qualsiasi cosa dica il rapporto, se ne minimizza il contributo al nostro Paese è di gran lunga fuori strada".
Ma cosa dice il rapporto? Si tratta di un riepilogo di circa 480 pagine di uno studio che, nel suo complesso, resta "classificato", cioè segreto. Vengono descritte le tecniche di tortura usate dalla Cia nelle prigioni segrete in Europa ed Asia (il waterboarding ma non solo). Temendo una possibile ondata di critiche (e sdegno) la Cia si è già messa sulla difensiva. John McLaughlin, ex numero due di Langley, ha detto che il rapporto "usa informazioni in maniera selettiva (alcune informazioni vengono messe, altre no, ndr), spesso distorte per segnare un punto". E alle telecamere della Cbs l'ex direttore Michel Hayden ha detto che "non siamo qui a difendere le torture ma a difendere la storia". Jose Rodriguez, che guidò il programma per gli interrogatori, al Washington Post ha detto che "è stato fatto ciò che ci era stato chiesto di fare, e ci era stato assicurato fosse legale".
Per quale motivo esce ora questo rapporto? Sembra quasi un regolamento di conti, con i democratici (i soli che hanno sottoscritto il documento) che si tolgono un sasso dalle scarpe prima di perdere il controllo del Senato (tra pochi giorni si insedieranno i nuovi senatori eletti e la maggioranza passerà ai repubblicani). Obama ha dato il via libera alla pubblicazione, anche se non tutti, nella sua amministrazione, sono favorevoli. John Kerry ha messo in guardia la presidente della Commissione intelligence al Senato, Dianne Feinstein: ci sono gravi rischi di rappresaglia in tutto il mondo. Non le ha chiesto di fare passi indietro ma di riconsiderare i tempi della diffusione. Lei però non vuol sentire parlare di freni: "Dobbiamo diffonderlo (il rapporto, ndr)". Il motivo? "Chiunque lo leggerà farà in modo che non si ripeta mai più", ha detto al Los Angeles Times. Ma il Washington Times si interroga: "Non è chiaro cosa spinga senatori democratici come Feinstein a cercare a tutti i costi la pubblicazione del documento. Forse hanno bisogno di edificare un mondo di fantasia dove non hanno votato volontariamente a favore di quelle pratiche, ma sono stati ingannati da ben tre direttori della Cia, tre vicedirettori e centinaia di altri funzionari dell’agenzia".
Intanto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha spiegato che Washington sta preparando la diffusione del rapporto da mesi e ha
preso tutte le precauzioni per possibili attacchi. Nel timore di attentati il Pentagono ha mobilitato almeno seimila marines in tutto il mondo, rafforzando il livello di sicurezza anche nella base Usa di Sigonella (Sicilia).
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