Dopo il putiferio scatenato dai tweet del presidente Trump, che nei giorni scorsi ha detto di aver scoperto che Obama aveva fatto spiare i suoi telefoni, prima delle elezioni, negli Stati Uniti c'è un clima da caccia alle streghe. Il direttore dell'Fbi, James Comey, ha respinto le accuse lanciate da Trump al suo predecessore, ed ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di esporsi in prima persona. In che modo? Dichiarando che non è vera l'accusa che Obama avrebbe ordinato di spiare le utenze di Trump. Se questa smentita non dovesse arrivare per Comey si lascerebbe intendere che l'Fbi ha effettivamente violato la legge. I media Usa sottolineano la gravità della situazione, con un contrasto evidente, peraltro senza precedenti, tra un presidente in carica e un direttore dell'Fbi.
Il contrasto tra la Casa Bianca e l'Fbi è particolarmente grave perché Comey, repubblicano, è l'uomo che ha riaperto lo scandalo email su Hillary Clinton, proprio negli ultimi giorni di campagna elettorale. Proprio per questo è difficile considerare Comey ostile a Trump. Ora il capo dell'Fbi in buona sostanza nega che Obama abbia ordinato le intercettazioni. Molto piccata la reazione della Casa Bianca: "Non credo che (il presidente) accetti la smentita", ha detto alla Abc la portavoce Sarah Huckabee Sanders. Ed ha aggiunto: "Si tratta di una storia che è stata raccontata ampiamente da diversi media, come New York Times, Bbc e Fox News e crediamo che dovrebbe essere analizzata dalla Commissione d'intelligence della Camera". Insomma, bisogna continuare a scavare, non basta una semplice smentita.
Anche James Clapper, ex direttore dell’Intelligence nazionale Usa (DNI) ai tempi di Obama, ha negato qualsiasi attività di intercettazione nei confronti di Trump durante la campagna elettorale.
In un’intervista al programma "Meet the Press" (NBC, Clapper) ha osservato che se le intercettazioni fossero avvenute lo avrebbe saputo e ha aggiunto di poter negare l’esistenza di un ordine del tribunale, che ai sensi della legge avrebbe permesso all’Fbi di controllare le comunicazioni nella Trump Tower, sede della campagna elettorale di Trump.
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