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Ungheria, drastico calo dei migranti: la linea di Orban trionfa

Per le ong, la diminuzione dei flussi di profughi sarebbe il frutto di “politiche disumane” e di “leggi ciniche”

Ungheria, drastico calo dei migranti: la linea di Orban trionfa

I flussi di profughi diretti in Ungheria sono drasticamente calati. In base ai dati forniti dal Governo Orbán, nei primi mesi del 2018 gli arrivi di clandestini nel Paese si sarebbero ridotti di 37mila unità rispetto al 2017. Tale riduzione è stata presentata come un “successo” dalle autorità di Budapest, conseguito grazie alla “linea dura” in ambito migratorio varata dal premier magiaro al termine dello scorso anno.

Zoltan Kovacs, portavoce dell’Esecutivo ungherese, ha descritto i risultati dell’impegno profuso finora dal Primo Ministro Orbán per la salvaguardia del Paese esteuropeo dall’immigrazione di massa. In una nota, il portavoce evidenzia la significativa diminuzione degli ingressi di clandestini nel territorio nazionale verificatasi nel 2018. Secondo Kovacs, nei primi sei mesi di quest’anno “soltanto” 3mila richiedenti asilo hanno varcato il confine ungherese, mentre tra gennaio e luglio del 2017 tali soggetti sarebbero stati 40mila. Anche i provvedimenti diretti a riconoscere ai migranti lo status di rifugiati sarebbero sensibilmente calati rispetto allo scorso anno. In base ai dati del Governo di Budapest, tra gennaio e luglio del 2017 le autorità magiare avrebbero accolto 1216 istanze di asilo politico. Nel 2018, nello stesso arco temporale, gli individui riconosciuti come rifugiati sono stati invece “poco più” di 430.

Kovacs, parlando a nome dell’Esecutivo, ha attribuito il “merito” della riduzione dei flussi alle leggi promosse dal premier Orbán sul fronte-immigrazione. Ad avviso del portavoce, le misure maggiormente efficaci nel contrasto all’ingresso di clandestini sarebbero state le norme sui “respingimenti alla frontiera”. Verso la fine del 2017, il leader di Fidesz ha fatto approvare dal Parlamento una riforma mirante a conferire alla Polizia il potere di arrestare e trasferire oltreconfine i migranti irregolari, senza che questi ultimi possano adire un giudice per ottenere la sospensione del procedimento di espulsione.

I risultati ottenuti da Orbán circa la salvaguardia delle frontiere nazionali sono stati etichettati da diverse ong come “effetti catastrofici di politiche disumane e leggi ciniche”. Andras Lederer, esponente dell’Hungarian Helsinki Committee, ha dichiarato: “Grazie a Orbán, l’Ungheria è divenuta una nazione inaccessibile agli stranieri. Migliaia di disperati hanno rinunciato a venire qui. In questo Paese, i migranti vengono arrestati, caricati sulle vetture della Polizia e condotti, in 15-20 minuti, oltreconfine. Non c’è possibilità di invocare l’intervento di un giudice per fermare questa procedura barbara.” Anche Lydia Gall, membro di Human Rights Watch, ha condannato la politica del premier: “Orbán ha fatto di tutto per scoraggiare l’arrivo di profughi in Ungheria. Egli ha autorizzato il ricorso alla violenza contro gli immigrati e ha persino condannato costoro a una prolungata privazione di cibo.

” Ad agosto, infatti, l’Esecutivo magiaro ha interrotto la somministrazione di cibo ai migranti irregolari.

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