Donald Trump

Usa, un giudice blocca il bando di Trump: ripristinati i visti agli immigrati

Il giudice di Seattle blocca il decreto sull'immigrazione: "Può provocare un danno irreparabile". E il Dipartimento Stato Usa ripristina i visti. Trump infuriato: "È ridicolo"

Usa, un giudice blocca il bando di Trump: ripristinati i visti agli immigrati

Un giudice federale degli Stati Uniti contro Donald Trump. James Robart ha sospeso temporaneamente l'ordine esecutivo del presidente che blocca l'ingresso nel Paese agli immigrati musulmani provenienti da sette Paesi a rischio jihad. "L'opinione di questo cosiddetto giudice, che di fatto rende impossibile l'applicazione della legge nel nostro Paese - ha commentato il presidente degli Stati Uniti - è ridicola e deve essere rovesciata". Tuttavia, al Dipartimento di Stato americano non è restato altro che uniformarsi alla pronuncia del giudice e sospendere l'applicazione dell'ordine esecutivo.

Il giudice federale di Seattle, James Robart, nominato dall'ex presidente repubblicano George W. Bush, ha accolto la richiesta del procuratore dello Stato di Washington, Bob Ferguson, di bloccare l'ordine su base nazionale, sostenendo che, altrimenti, potrebbe provocare "un danno irreparabile". Si tratta, in realtà, di una sospensione temporanea che avrà vigore finché Robart non prenderà una decisione definitiva sulla legalità dell'ordine presidenziale o finché una istanza giudiziaria superiore a cui si rivolge il governo, come il tribunale d'Appello o la Corte Suprema come ultima istanza, non decida di levarla. "Oggi ha vinto la Costituzione", ha commentato Ferguson, di nomina democratica, il primo procuratore generale a sfidare il bando, contro il quale si erano da subito schierati nei giorni scorsi i colleghi di quindici altri Stati, definendolo "incostituzionale". "Nessuno - ha continuato - è al di sopra della legge, neanche il presidente". "Questa - ha fatto eco su twitter il governatore dello stato di Washington, Jay Inslee - è una vittoria enorme per noi. Dovremmo sentirci rincuorati da questa vittoria e più convinti che mai che stiamo combattendo dal lato giusto della storia".

Ferguson aveva presentato il ricorso contro il bando lunedì scorso, tre giorni dopo la firma di Trump all'ordine esecutivo che blocca l'ingresso negli Stati Uniti agli immigrati provenienti da Iraq, Siria, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. All'iniziativa del procuratore di Washington si era poi unito lo Stato del Minnesota. Per Trump, però, l'ordine resta "legale e appropriato". Tanto che la Casa Bianca ha già preannunciato "al più presto" un ricorso da parte del dipartimento di Giustizia. "L'ordine del presidente - si ribadisce - ha l'obiettivo di proteggere la madrepatria e il presidente ha l'autorità costituzionale e la responsabilità di proteggere il popolo americano". Il Diparteimento di Stato ha, tuttavia, accolto il ricorso e ha bloccato temporaneamente la validità sull'intero territorio nazionale.

Il Dipartimento di Stato e quello per la Sicurezza Interna, insieme ai rispettivi uffici legali, stanno adesso riesaminando il ricorso, presentato dal responsabile della Giustizia dello Stato di Washington, in vista di una sua eventuale impugnazione. Secondo Trump, è "un grosso guaio quando un Paese non è più in grado di dire chi può e chi non può andare e venire, soprattutto per ragioni di sicurezza". In questo senso, per il presidente americano, "è molto interessante che alcuni Paesi mediorientali siano d'accordo con il bando. Sanno bene che se certe persone hanno il permesso di arrivare, le conseguenze sono morte e distruzione"

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