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Visti ai mariti delle baby spose: così la Gran Bretagna importa i matrimoni forzati

Un'inchiesta del Times rivela come il governo inglese continui a concedere visti a chi contrae matrimoni forzati nei Paesi musulmani nonostante le denunce delle vittime

Visti ai mariti delle baby spose: così la Gran Bretagna importa i matrimoni forzati

Per anni i funzionari del governo britannico hanno concesso centinaia di visti di ingresso in Gran Bretagna a uomini accusati di aver abusato di ragazzine appena adolescenti.

È quanto rivela un’inchiesta del Times, che accusa gli impiegati del ministero dell’Interno di Sua Maestà di aver ignorato le denunce di decine di donne indiane, pakistane e bengalesi, costrette dalle proprie famiglie di religione musulmana a convolare a nozze con sconosciuti nei rispettivi Paesi d’origine. Matrimoni forzati che celano, nella stragrande maggioranza dei casi, storie di abusi e violenze sessuali. E troppo spesso, chi ha trovato la forza di parlarne ha trovato davanti a sé un muro di gomma.

Secondo la ricostruzione del quotidiano, infatti, il viaggio delle promesse spose, cittadine inglesi, viene organizzato dalle famiglie, che solo una volta rimaste incinte consentono alle ragazzine di tornare in Inghilterra. È necessario, infatti, che il bambino nasca in Gran Bretagna, diventando automaticamente cittadino inglese, per far sì che il padre possa ottenere tranquillamente il visto. Nel caso in cui le ragazze, come spesso accade, si rifiutino di firmare il modulo per il ricongiungimento familiare con il loro sposo, si legge nell’inchiesta del Times, il marito potrà presentare, infatti, la domanda come genitore, “dichiarando di non avere più una relazione con la madre”.

Finora sarebbero 88 le donne che hanno tentato di bloccare l’ingresso in Gran Bretagna dei loro aguzzini. Ma sembra che nessuno finora, come riporta Libero, si sia preso la briga di andare a fondo nella vicenda. Così le pratiche sono state bollate come "casi di sponsor riluttante” e il visto è stato concesso ai richiedenti senza alcun problema. Dal ministero si sono giustificati affermando che dalle indagini non era emerso nulla di compromettente.

Tuttavia, i casi di matrimoni forzati esportati in Gran Bretagna potrebbero essere molti di più. Si parla di migliaia di ragazze, che spesso scelgono di non opporsi alla richiesta di ricongiungimento famigliare presentata dalle famiglie perché la legge, in questi casi, prevede che la contrarietà delle giovani spose venga espressa con la sottoscrizione di una dichiarazione pubblica. Circostanza questa, che, manco a dirlo, le espone a tutta una serie di conseguenze. A nulla sono valsi i tentativi di modificare la normativa. Per il governo inglese, infatti, chi richiede il visto ha diritto a conoscere le ragioni esatte per le quali il lasciapassare gli viene negato. Con buona pace della tutela delle vittime. Tante, troppe.

Sono 13mila l’anno le segnalazioni telefoniche ricevute da una delle associazioni di beneficenza che segue i casi di queste ragazze, che denuncia come spesso i burocrati preferiscano chiudere un occhio per non interferire nelle tradizioni culturali e religiose delle famiglie straniere.

Anche quando sono contrarie ai diritti dei cittadini britannici.

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