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Yemen, uccisa bimba di 8 anni: figlia di un terrorista di al Qaeda

Figlia di un terrorista ucciso nel 2011, la bimba non sarebbe morta per una bomba ma dagli spari dei soldati Usa che tentavano di avvicinarsi ad un campo controllato da Al Qaeda

Yemen, uccisa bimba di 8 anni: figlia di un terrorista di al Qaeda

La guerra non guarda in faccia a nessuno. E spesso, purtroppo, ne fanno le spese anche i bambini. Nell'ultimo raid dei Navy Seals in Yemen (il primo ordinato da Trump) ha perso la vita una bimba di otto anni, Nawar al-Awlaki (conosciuta come Nora), figlia dell’ex leader di al Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap), Anwar al-Awlaki. Quest’ultimo, nato in New Mexico, venne ucciso da un drone nel 2011 su ordine di Obama. Era considerato un reclutatore e motivatore dell’Islam radicale.

Il nonno della bambina, Nasser al-Awlaki, ex ministro dell’agricoltura yemenita, ha raccontato alla Nbc: "La mia nipotina stava da un po' di tempo con la madre per cui quando è iniziato l’attacco stavano seduti in casa ed un proiettile l’ha colpita al collo alle 2,30 del mattino". L'obiettivo era un campo di Aqap vicino a al Bayda, nello Yemen meridionale. Nel raid hanno perso la vita una trentina di persone, tra cui 10 donne e tre bambini.

Da tempo gli Stati Uniti lanciano diversi raid sullo Yemen, cercando di colpire l'organizzazione terrorista di al Qaeda. Il racconto del nonno della bambina, però, svela una fine diversa dal solito. La piccola, infatti, non avrebbe perso la vita a seguito di un raid aereo ma per gli spari di alcuni soldati americani che tentavano di avvicinarsi al campo di al Qaeda. Ai microfoni dell'Nbc Nasser ha dichiarato: “Mia nipote era a casa della madre quando c'è stato l’attacco e un proiettile l’ha colpita al collo. Anche gli altri bambini nella casa sono stati uccisi". Poi ha preso di mira il nuovo inquilino della Casa Bianca: "Perché uccidere bambini? Questa è la nuova amministrazione. Molto triste, è un crimine grave".

Il comprensibile sdegno per la triste fine di una bambina innocente, subito rilanciato sui social network, non tiene però conto di una cosa: quella bambina, purtroppo non per sua scelta, non viveva in una casa "normale" e in un paese normale, ma in un covo di terroristi.

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