Moody’s «rimanda» Mps e Bpm

Moody’s ha tagliato il voto sulla solidità finanziaria (in gergo «Bfsr») o sui depositi a lungo termine di 12 banche italiane, comprese la Popolare di Milano e il Monte Paschi. La scure di Moody’s non ha però spaventato Piazza Affari, teatro di un diffuso rimbalzo del settore bancario, complice la decisione di Berlino di creare una bad bank anti-crisi e di anticipare la data per la valutazione degli asset tossici a prima del fallimento Lehman Brothers: a fine seduta Mps è scattata del 3,2%; positiva Bpm (+0,35%). Dietro le bocciature per Moody’s, il cui studio ha riguardato 22 banche, c’è la valutazione del probabile impatto di un quadro economico difficile sul sistema creditizio nazionale.
Tra le altre «declassate» figurano Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo (gruppo Intesa Sanpaolo) che ha visto un taglio a C da C+ con outlook stabile del rating sulla forza finanziaria, e Bnl, mentre le pagelle di altre quattro banche sono state confermate. Restano poi sotto osservazione i rating di otto istituti tra cui Unicredit e Carifirenze.
Promosso solo il Credito Valtellinese (da «BAA1» a «A3») e la controllata Bancaperta, riflesso «della crescita di questi istituti in anni recenti» e l’attesa di una loro maggiore «rilevanza sistemica». In particolare Mps, sui cui pesa l’acquisto di Antonveneta, ha visto abbassarsi (da C a C-) il voto sulla forza finanziaria con outlook negativo. Lo stesso vale per Bpm (ma l’outlook è positivo) che però incassa la conferma dei giudizi su depositi a lungo termine e sul debito senior.
Moody’s - ha detto il senior vice-president Henry Macnevin - vede comunque «meno potenziale al ribasso per i fondamentali finanziari delle banche italiane rispetto a quelli di altri importanti Paesi europei» e questo trova riscontro nella «modesta ampiezza» del taglio dei giudizi rispetto alle concorrenti straniere, le cui pagelle sono state, in molti casi, ridotte parecchio in una sola occasione.

Secondo Moody’s però anche se alcune banche italiane hanno rafforzato il capitale con i Tremonti-bond, riducendo il dividendo o aumentando il capitale, potrebbe non essere sufficiente. Sotto la lente ci sono ancora Italease, Cr Ferrara, Interbanca, Santander consumer bank, Unicredit family financing bank e Unicredit leasing.

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