Morì davanti agli agenti Il pm: «Omicidio colposo per quattro poliziotti»

Omicidio colposo: è questa l’accusa che la Procura della Repubblica ha deciso di contestare ai quattro agenti che la notte del 30 giugno scorso, davanti all’Ortomercato, intervennero per ridurre alla calma e al silenzio un uomo di 57 anni, che davanti ad un bar, e con in corpo qualche bicchiere di troppo, dava in escandescenze. Al termine di una indagine lunga e meticolosa, il pubblico ministero Gaetano Ruta ha scoperto che Michele Ferrulli era stato malmenato senza motivo dai poliziotti, a mani nude e anche con un corpo contundente, forse un manganello. E che fin dall’inizio i quattro agenti della Volante hanno mentito, mettendo per iscritto nei loro rapporti una versione dei fatti ben diversa da quella reale, definendo l’uomo «ubriaco, aggressivo e ostile», e sostenendo che solo la reazione scomposta del fermato aveva scatenato un parapiglia alla fine del quale tutti erano ruzzolati a terra.
É una conclusione in parte inattesa, perché fin dall’inizio la famiglia di Ferrulli e gli inquilini delle case Aler di Calvairate - dove l’uomo viveva ed era assai conosciuto - si erano ritrovati isolati nell’avanzare sospetti ed accuse sulla morte del loro congiunto. A dare corpo alla tesi del pestaggio c’era solo il filmato girato col telefonino da una passante: immagini confuse, dove i poliziotti e l’uomo erano quasi ombre, e dove il gesto del colpire l’uomo a terra - che pure si intuiva - non sembrava in grado di incastrare nessuno. Poi, a rendere ancora più verosimile l’ipotesi dell’archiviazione dell’indagine, erano arrivati i primi risultati dell’autopsia, che avevano scoperto che Ferrulli era un uomo troppo grosso con un cuore troppo piccolo: 147 chili di peso per un muscolo cardiaco di appena sette etti. Diventava verosimile che fosse bastato lo stress emotivo della lite con i poliziotti a stroncare quell’omone indebolito dall’obesità.
Ma il pm Ruta non si è accontentato. É andato avanti a ricostruire fotogramma per fotogramma la sequenza del dramma. É stata acquisita la versione originale del filmato. Sono stati sentiti i pochi testimoni. E così Ruta è arrivato a ricostruire i fatti come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini notificato ai quattro agenti: «eccedendo i limiti del legittimo intervento», i poliziotti hanno percosso «ripetutamente la persona offesa in diverse parti del corpo, pur essendo in evidente superiorità numerica e continuando a colpirla anche attraverso l’uso di corpi contundenti quando la stessa era immobilizzata a terra, in posizione prona, non era in grado di reagire e invocava aiuto».
Una pagina brutta, se così stanno le cose, per la polizia milanese. E purtroppo non è una novità, perché tre anni prima di Ferrulli a perdere la vita sotto i colpi era stato un altro emarginato, Giuseppe Turrisi, fermato negli uffici della Polfer alla Stazione Centrale. In quel caso, la Procura aveva chiesto e ottenuto la condanna dei poliziotti per omicidio volontario.

Stavolta il pm dà atto che non c’era alcuna volontà di uccidere, ma che comunque gli uomini in divisa ebbero un ruolo decisivo nella morte di Ferrulli: che sarà anche stato sovrappeso ma era vivo, e un quarto d’ora dopo l’arrivo della Volante era all’altro mondo.

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