La Moratti alla messa per la filippina uccisa «Aiuteremo i figli, Milano sia città solidale»

La promessa che Milano aiuterà i suoi figli e una lettera alla città con l’invito a creare un «tessuto sociale capace di vivere legami di sincera compassione, di solidarietà e di integrazione». Una «città nella quale si cerca di unire, non di dividere, dove si piange insieme, si gioisce insieme, ci si aiuta con amicizia, con rispetto, con amore». Così il sindaco Letizia Moratti che ieri ha partecipato alla messa di suffragio chiesta dall’arcivescovo Dionigi Tettamanzi per ricordare Emlou Arvesu, la donna filippina massacrata a pugni in viale Abruzzi da un pugile ucraino forse furibondo perché lasciato dalla fidanzata.
Una grande fotografia ai piedi dell’altare. Rose e lilium bianchi con un messaggio del marito Alfred e di Ruzel e Gian, i due figli di 11 e 17 anni, «Ti vogliamo tanto bene Emmy». Accanto anche i fiori del Comitato Abruzzi-Piccinni. «Sappiamo che è un momento molto doloroso per la famiglia - le parole della Moratti - E quando torneranno dalle Filippine saremo al loro fianco, soprattutto per sostenere i due ragazzi che dovranno riprendere gli studi e avranno bisogno di amicizia e solidarietà». Pioveva ieri mattina, ma la chiesa del Santissimo Redentore in via Pierluigi da Palestrina, a poche decine di metri dal luogo della tragedia, era stracolma. In prima fila con i familiari e la Moratti, anche gli assessori Mariolina Moioli e Giovanni Terzi. Tanti filippini, ma anche tanti italiani con le lacrime agli occhi. E poi il cappellano capo della comunità cattolica ucraina Aleksandr Lisowski con alcuni connazionali a fianco di don Giancarlo Quadri, responsabile della Pastorale dei migranti della Diocesi. «Non è sempre facile pregare - dice don Quadri - dobbiamo fare uno sforzo di umanità. Una donna che non ha mai conosciuto la violenza non c’è più. Questa città è dura, si fa tanta fatica, dobbiamo volerci bene, togliere le divisioni, imparare a vivere insieme, basta con “tu sei bianco e tu sei nero”. Milano è una città bellissima, siamo noi che dobbiamo farne una città bella lavorando insieme». E poi ricorda come siano almeno 10mila i filippini minori di 18 anni in città. Confessando la sua felicità per il fatto che il figlio diciassettenne di Emlou «molto arrabbiato con gli ucraini, abbia poi accettato di pregare insieme». Applausi quando leggono il messaggio dell’arcivescovo che qualche giorno fa ha chiesto di lavorare tutti insieme per una città «dove tutti siano responsabili di tutti». Parole accolte dal sindaco.

«Un invito rivolto a sostenere la vita - spiega la Moratti -, a creare un tessuto sociale nel quale tutti si sentano responsabili di tutti e quindi per una città nella quale questi episodi non ci siano più». Ma non solo. «Siamo qui per testimoniare la vicinanza del Comune al dolore della famiglia e la solidarietà a tutta la comunità filippina, pienamente inserita e che arricchisce la nostra città con la sua operosità».

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