Moratti passa l’esame: sì del Parlamento alla nuova università

Soddisfatto il ministro: «Con i concorsi, colpiti i baroni. Pagati di più i docenti meritevoli. Il governo non s’è mai sottratto al confronto»

Francesca Angeli

da Roma

Via libera alla riforma dell’Università. Il ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, mette a posto l’ultimo tassello del suo mosaico con il varo della legge che cambia lo statuto giuridico dei docenti universitari. Con 259 sì e la non partecipazione al voto di tutta l’opposizione, l’aula di Montecitorio licenzia definitivamente il provvedimento in un clima da assedio a Fort Apache.
La Moratti tira dritto con il pieno appoggio del premier, Silvio Berlusconi, che definisce il disegno di legge «utile e più che opportuno». Con questa riforma, dice la Moratti, dopo aver incassato il sì dell’aula e gli applausi di tutta la maggioranza, si completa «l’azione di rinnovamento dell’Università, portando il sistema universitario italiano al livello dei Paesi europei più avanzati».
L’ostilità di una parte del mondo accademico e la protesta degli studenti non preoccupa il ministro che ricorda come il «governo non si sia mai sottratto al confronto».
Ma quella di ieri è stata una giornata di ordinaria follia dentro e fuori Montecitorio. Con il ds Fabio Mussi, vicepresidente della Camera, che cita ispirato il Vangelo mentre Daniela Santanchè alza il dito medio della mano inanellata verso gli studenti che protestano in piazza davanti al Parlamento. E poi le bottiglie per i ragazzi in strada calate dalle finestre con lo spago dai commessi, in stile Miseria e nobiltà con Totò. E tutto perché l’aula votava la riforma dello statuto giuridico dei professori universitari contro la quale si sono scatenati gli esponenti dell’opposizione, sindacati, docenti e ricercatori richiamando alla protesta gli studenti.
Ma chi c’era in piazza a protestare? Di tutto un po’ come racconta il sottosegretario Valentina Aprea che, dietro richiesta della Moratti e accompagnata da Mussi è uscita in strada per dialogare con i protestatari e per invitare una delegazione di studenti a parlare col ministro che seguiva i lavori in aula. «Come sono arrivata in piazza ho visto i rappresentati del mondo della scuola: Cobas e ragazzi dei licei - racconta la Aprea -. Mi hanno riconosciuto e abbiamo parlato per un po’. Ma quando ho chiesto che una delegazione di universitari venisse dentro a confrontarsi con la Moratti non ne ho trovato nemmeno uno. In realtà si trattava di una protesta generica contro il governo».
Comunque mentre fuori accadeva di tutto l’aula votava a ritmi serrati con l’Unione che continuava a chiedere di bloccare il provvedimento richiamandosi anche alle proteste della folla in strada.
Il clima di scontro inevitabilmente dalla piazza si è trasferito anche in aula. Un gruppo di deputati di Alleanza nazionale guidato da Ignazio La Russa è sceso in strada e ha avuto un duro sconto verbale con gli studenti. Mussi invece per placare gli animi ha fatto distribuire bottiglie d’acqua ai manifestanti. Criticato poi in aula da La Russa, Mussi ha invocato il Vangelo dichiarando di «aver dato da bere agli assetati».
Il centrodestra comunque sostiene che quella che protesta contro la riforma è «una minoranza rumorosa» e che in realtà il ddl è stato ampiamente discusso e condiviso col mondo accademico.
I punti qualificanti della riforma vengono elencati dal ministro stesso che li definisce «tutti a favore dei giovani». Il ritorno ai concorsi nazionali , spiega «riporta serietà e trasparenza nel reclutamento dei docenti universitari, evitando il ripetersi di fenomeni di localismo, di clientelismo e di baronie». Il provvedimento poi prevede «un maggiore impegno dei docenti nella didattica a favore degli studenti e un aumento del trattamento economico complessivo dei docenti in base ai maggiori impegni di didattica e di ricerca e dei risultati conseguiti».

Con il sistema della chiamata diretta poi il ministro conta di recuperare i cervelli più brillanti anche dall’estero. Infine «per consentire un massiccio ingresso di giovani nel sistema universitario» viene introdotta la figura del ricercatore a tempo determinato.

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