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Morte Brenda, procura riapre il caso Cafasso: verso l'ipotesi omicidio

La procura di Roma dopo le analisi tossicologiche sul cadavere del pusher: sospette modalità di assunzione dello stupefacente fatale. China: "Marrazzo ha dato 30mila euro a Brenda"

Morte Brenda, procura 
riapre il caso Cafasso: 
verso l'ipotesi omicidio

Roma - Omicidio quello di Brenda. Omicidio anche quello di Cafasso, il pusher dei trans di via Due Ponti e via Gradoli. Potrebbe diventare un’indagine per omicidio quella relativa alla morte di Gianguerino Cafasso, il pusher legato agli ambienti dei transessuali e indicato dai carabinieri indagati nell’ambito dell’inchiesta sul tentativo di ricatto ai danni dell’ex presidente della Regione Piero Marrazzo come il regista del video al centro del presunto ricatto in questione. Il fascicolo allo stato intestato "atti relativi a", potrebbe subire variazioni all’esito delle conclusioni degli accertamenti medico-legali.

Il decesso per overdose Cafasso morì a 36 anni il 12 settembre in una stanza di un albergo a ore sulla via Salaria per un infarto provocato da overdose. L’autopsia fu eseguita nell’imminenza del decesso, ma alla luce della vicenda Marrazzo, sono stati disposti alcuni approfondimenti. Non sarà necessaria la riesumazione della salma in quanto per tali supplementi di esami sono risultati sufficienti i prelievi già effettuati. Gli approfondimenti in particolare relativi agli esami tossicologici e che potrebbero, si afferma in ambienti giudiziari, dare la svolta all’inchiesta.

La verità di Jennifer Un primo esito della consulenza tossicologica, e soprattutto, riferiscono fonti giudiziarie sulle "modalità" dell’assunzione della dose che fu fatale al pusher e "protettore" di molti trans a Roma, è già in possesso degli inquirenti. Nei prossimi giorni la fine misteriosa di Cafasso sarà più chiara a chi indaga dopo la consegna della consulenza. La procura ha risentito ancora una volta Jennifer, il trans che aveva un legame con Cafasso e che fu testimone della sua morte.

Le chiavi di Brenda Brenda aveva tre mazzi di chiavi. Uno è stato rinvenuto nell’appartamento di via Due Ponti, un altro è stato rubato al trans, insieme con un cellulare Samsung, l’8 novembre scorso fu aggredito. Ma all’appello manca un ultimo mazzo che il viado avrebbe avuto nella sua disponibilità. Lo spunto investigativo è seguito dagli inquirenti della procura di Roma e dagli uomini della squadra mobile. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli mentre attendono i risultati degli esami tossicologici, hanno delegato l’audizione dei vigili del fuoco intervenuti nel residence la mattina di venerdì. A piazzale Clodio si vuole capire in modo chiaro se i pompieri hanno, loro malgrado, compromesso la scena del crimine. Le verifiche sul computer trovato sotto il lavandino sono state affidate oggi al consulente. Alcuni dati, se non la totalità, potrebbero esser recuperati, ma serve il riscontro che sarà dato soltanto dall’hard disk. Ai pm altre indicazioni saranno date dalle due schede telefoniche e dal cellulare Nokia. Le testimonianze dei molti trans ascoltati negli ultimi giorni, così come quella di altri, hanno permesso di ricostruire gli spostamenti di Brenda fino a quasi le tre del mattino di venerdì.

Esami chimici sono stati disposti anche sul trolley da cui si sarebbe sviluppato l’incendio.

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