Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica
L’uomo di D’Alema in affari con Tarantini, tra Protezione civile e Finmeccanica. Mentre a Napoli l’ex reuccio della sanità pugliese si difende dall’accusa di estorsione a Berlusconi, dall’inchiesta barese sulle escort, quella al centro del presunto ricatto, salta fuori l’accordo d’affari tra l’uomo che portò la D’Addario a Palazzo Grazioli e un dalemiano doc, l’imprenditore pugliese (di Noci) Enrico Intini. Un accordo che ha permesso a quest’ultimo di arrivare ai piani alti della galassia Finmeccanica, fino a incontrare Marina Grossi, moglie dell’ad Guarguaglini e a capo della controllata Selex, società più volte citata nelle intercettazioni di Valter Lavitola.
La traccia è in un verbale agli atti della stessa indagine sulla prostituzione, nel quale Intini racconta genesi e sviluppo dei suoi rapporti con Tarantini. «L’ho conosciuto a casa di Francesco Maldarizzi, un mio amico», esordisce l’imprenditore. Anche Maldarizzi è amico storico di D’Alema. Per dirne una, è l’uomo sulla cui barca, nel mare di Ponza, avvenne il famoso incontro tra l’attuale presidente del Copasir – giunto fin lì sulla Ikarus - e, appunto, Tarantini. Intini prosegue raccontando che «a settembre-ottobre 2008 Tarantini chiese di parlarmi (...) volendosi cimentare nel settore della consulenze in genere (...) L’incontro avvenne a Bari nello studio dell’avvocato Castellaneta». Anche Castellaneta è legato a Baffino. D’Alema era ospite della masseria del legale quando annunciò la famosa «scossa» per il governo Berlusconi, all’inizio dell’estate 2009. Un messaggio che per molti era riferito al caso D’Addario, esploso poco dopo.
Un network legato a doppio filo all’area dalemiana pugliese connota dunque l’abbocco Intini-Tarantini. Con il primo che dice di essere ben consapevole della «voce che Gianpaolo Tarantini fosse in contatto con il presidente del consiglio». L’imprenditore di Noci, per «far crescere il mio gruppo (...) nella gestione dell’emergenza», chiede a Tarantini un rendez-vous con Bertolaso. Va detto che Intini, a quanto racconta proprio l’ex mister Emergenza, Bertolaso l’aveva incontrato, accompagnato da un altro imprenditore dalemiano, Roberto De Santis, già nel 2007, durante il governo Prodi. Grazie a «Gianpy», nel novembre del 2008, arriva il secondo incontro, e «in occasione della riunione a cui partecipò anche Tarantini - racconta Intini a verbale - mostrai le attività di mia competenza».
Bertolaso fa spallucce e suggerisce a Intini di bussare alla porta di Finmeccanica. Qui «presi contatto con l’ingegnere Manlio Fiore e Marina Grossi», spiega Intini al magistrato, che dice di aver contattato la moglie di Guarguaglini «personalmente», e aggiunge: «I miei interlocutori mi dissero che non vi erano sviluppi esecutivi dei progetti tali da consentire eventuali sub forniture». Così il dalemiano Intini, e il trasversale Tarantini, si ritrovano insieme «a parlare con i tecnici di Finmeccanica impegnati nei vari progetti», continua l’imprenditore di Noci, che però racconta di aver declinato l’accesso al «progetto di revisione di Isoradio», «non coerente con le mie attività».
Ma il sodalizio con Gianpy funziona: Intini rivela che, nel marzo 2009, pochi mesi prima della bufera giudiziaria sulla Sanità pugliese, «stipulai un contratto di consulenza con Tarantini». Insomma, le carte baresi che Berlusconi, per i pm napoletani, teme tanto da cedere al presunto ricatto della strana coppia Lavitola-Tarantini, possono creare imbarazzi anche su altre sponde politiche.
Di certo l’inchiesta è prossima alla chiusura con 12 indagati, e ieri il procuratore capo di Bari Antonio Laudati ha smentito le intercettazioni in cui Tarantini sembra ipotizzare che il capo dell’ufficio barese volesse insabbiare l’indagine, accusando Gianpy di aver mentito e auspicando un’ispezione del ministero della Giustizia. Che il Guardasigilli Francesco Nitto Palma starebbe valutando.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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