Mou, l’uomo che sorprende soltanto chi non lo conosce

Josè Mourinho (nella foto) come Mara Maionchi. Non erano manette le sue ma il gesto della giurata di X Factor per bocciare l’aspirante artista, nel caso in questione, l’arbitro Tagliavento. Come alibi e arringa difensiva non sarebbero nemmeno tanto male in questo mondo di cialtroni che è il calcio nostrano. Le cose stanno diversamente ma non è il caso di stupirsi e di urlare allo scandalo. Josè Salazar, chiedo scusa volevo scrivere Mourinho ma mi è venuto fuori un cognome assai vicino alla famiglia del tenico portoghese, Josè Mourinho può sorprendere soltanto chi non lo conosce. Questo era, questo è e questo sarà. Fino a quando qualcuno non gli rispolveri la memoria, sfogliando l’album di ricordi, il diario della sua carriera con il Porto, altre faccende inglesi che, comunque, non mutano la sua cifra professionale, il suo talento, la sua preparazione. Ma tutto questo come si combina con il carattere sulfureo, con il suo ego esplosivo, con la sua capacità di alimentare la tensione in casa altrui per tenerla distante dal proprio domicilio? C’entra perché l’affabulazione di Mourinho incanta chi ignora la verità storica del Porto, del Chelsea, dell’Inter, club che esistevano prima che lui ne lucidasse l’argenteria.
Un paio di esempi: il Chelsea con Mourinho ha vinto 2 campionati, 2 coppe di lega, 1 coppa d’Inghilterra e questo ha autorizzato il portoghese ad annunciare agli astanti: «Ho fatto io la storia del Chelsea». Prima di Mourinho il club londinese aveva vinto, negli anni sia chiaro, 1 campionato, 3 coppe d’Inghilterra, 2 coppe di Lega, 1 supercoppa e 2 coppe delle coppe, dunque anche trofei internazionali che mancano nel periodo dello special one. Per la cronaca, e non per la storia, segnalo che Claudio Ranieri, con la lettera di licenziamento in tasca, si classificò al secondo posto e partecipò alla costruzione del «grande» Chelsea di Mourinho che nei primi giorni milanesi azzardò: «Quando arrivai al Chelsea cambiai tutti gli uomini, dieci su dieci...», nessuno ricordò che Ranieri gli lasciò in eredità Lampard, Terry, Cole, Bridge, così tanto per citare a caso, le riserve... Altro esempio: il Porto di Mourinho. Con lui in panchina per due stagioni e mezzo due trionfi in campionato, uno in champions, uno in Uefa. Ma prima di lui tale Arthur Jorge, molto conosciuto in Italia, aveva vinto 3 campionati, 1 coppa dei campioni, 1 coppa di Portogallo ripetendo successi nazionali in Francia, in Arabia e in Russia. Soltanto per significare che la storia non può essere scritta da un uomo soltanto anche se questo era il pensiero di Salazar, quello che fece esporre le bandiere a lutto il giorno della morte di Hitler. Qualsiasi riferimento è puramente casuale ma trattandosi di calcio dovremmo darci una calmata, anche perché il paese è piccolo, la gente mormora e Josè Mourinho quando parla di arbitri lo fa con esperienza portoghese, non esclusivamente italiana. Le sue reazioni, il modo di storpiare il nome o il cognome dell’interlocutore o dell’avversario e di sottolinearne difetti o limiti (l’altezza, l’età anagrafica, il palmares) fanno parte di una bassa tattica di disprezzo o, come sostiene qualcuno in Portogallo, di un’educazione infantile dura e rigorosa.

Josè Mourinho è riuscito a trasmettere al gruppo la propria intensità emotiva (le paturnie di Samuel, Cordoba, Sneijder, Eto’o lo confermano), una certa sfrontatezza che però, a differenza di quello che accade a lui stesso, deve fare i conti sul campo con gli avversari e con gli arbitri. Comunque Mara Maionchi ringrazia per l’imitazione, Mourinho è «X» come il risultato con la Sampdoria. Obrigado.

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