Multe, in coda per pagare 122 milioni di euro

Ritiro del libretto, espropri e ipoteche della casa: i rischi per i cittadini che non saldano il conto

Andrea Acquarone

Sono trascorsi quattro anni. Ma si sa, la burocrazia, inesorabile, non dimentica.
Milano, ufficio Esatri, via San Gregorio. La folla è quella dei giorni «migliori». Almeno per le casse pubbliche. Questione di punti di vista: le centinaia di persone che si accapigliano per rimediare un numero con cui mettersi in coda rivelano al contrario un comune denominatore. Anzi due: la rabbia. E i volti terrei. Pesano le questioni di portafoglio quando si alleggerisce.
Sta incassando le gabelle il Comune di Milano, da una settimana a questa parte. Forse le «tasse» più odiose, quelle che dissestano i bilanci già esangui del post vacanze. E soprattutto perché inaspettate. Eccole servite le seicentomila cartelle esattoriali, per circa 122 milioni di euro, che stanno piombando sulle spalle degli automobilisti «indisciplinati».
Roba risalente al 2002, o ai primi mesi del 2003, almeno per quanto riguarda le contravvenzioni al codice della strada. Non le uniche, però, ad arrivare sotto forma di ingiunzione di pagamento pena la sospensione del libretto di circolazione di auto, camion o motocicli. C’è anche chi rischia l’«esproprio» della pensione o addirittura l’ipoteca su case e terreni a favore dell’erario. Ne sa qualcosa Roberto Fulan, settantenne di Collebrianza, ex amministratore di una società di Borsa. Si regge in piedi a fatica, in attesa del suo turno allo sportello delle informazioni. Ed è comprensibile: sulla cartella appena recapitatagli scritta in piccolo c’è una cifra enorme. Da gelare il sangue: 219mila euro da versare all’erario. Anche se non si specifica a quale titolo. Dopo un’ora d’attesa esce pallido e stremato: «Mi hanno spiegato che si tratta di un’evasione sull’imposta di bollo che la società per cui lavoravo non ha pagato. Peccato però che nel frattempo fosse fallita e nessuno si sia mai presentato da me o dai titolari per notificare l’ammenda». «Cosa farò? Mi hanno consigliato di trovarmi un buon avvocato».
Sono, invece, una provocazione, un insulto al tempo del cittadino le due ore di fila cui un giovane architetto è costretto per riuscire a chiarire la propria posizione. A lui è arrivata la cartella per una multa già pagata. Si mette in fila col numero 402. Risultato dopo aver esibito la documentazione si sente rispondere che, sì è vero, ha pagato ma per qualche insondabile ragione c’è stato un errore. Deve ancora 60 centesimi al Comune. Altra mezz’ora di fila per estinguere il soverchiante debito. Prova a sorridere «per non arrabbiarmi», spiega. «Meglio pagare, non si sa mai, tra interessi di mora, commissioni, spese di notifica nel giro di qualche anno quei pochi cent potrebbero trasformarsi in decine di euro».
Una pensionata protesta, invece, con le lacrime agli occhi. Il Comune pretende da lei oltre settemila euro. La sua pensione è di 900 euro al mese e nell’ingiunzione c’è scritto che in caso di mancato pagamento Esatri si rivarrà direttamente sulla sua pensione.
Cosa ha combinato? Non lo sa. Anche lei in coda. «Non ho dormito per tutta la notte dalla preoccupazione. Questi soldi non li ho. Se mi sequestrano la pensione come mangio?» Un’ora più tardi esce disperata. «Si tratta di mio fratello.

Sono debiti suoi questi ma lui risulta nullatenente e così lo Stato pretende che paghi io».
Assomiglia a un calvario Via San Gregorio, in questi giorni. E purtroppo non è finita. A gennaio scatterà il secondo scaglione di sanzioni. Altre 300mila cartelle esattoriali.

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