Musei aperti e gratis. Invece della serrata, promossa per sabato 12 novembre da Anci e Federcultura, anche Milano protesta per i tagli alla cultura previsti dalla Finanziaria, ma sceglie la formula opposta. Stesso slogan «Porte chiuse, luci accese sulla cultura», ma a turisti e milanesi offrirà la possibilità di visitare a costo zero le mostre e i musei del Comune. E lassessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory chiamerà a raccolta nella nuova Sala conferenze di Palazzo Reale tutti gli operatori di settore - dai teatri alle gallerie darte - per lanciare dieci proposte alternative agli aiuti di Stato. A muovere la ribellione promossa dallAnci sono alcune norme contenute nella manovra, che vieta di spendere per mostre e rappresentanza più del 20 per cento delle cifre impiegate nel 2009. Ma «lo strumento dello sciopero non è nella mia cultura» spiega Finazzer. Di più, «la chiusura dei musei è uno sputtanamento a livello internazionale che potevamo evitare», lha fatto presente anche agli altri Comuni, da Roma a Venezia, che invece hanno optato per lo sciopero. La via milanese lasciava perplessi alcuni assessori della giunta comunale che ieri ha votato la delibera per aderire alla manifestazione. Ma hanno espresso dubbi sui costi della giornata da coprire senza lincasso dei biglietti. E su una protesta - anche in questa formula - comunque anti-governo. Ma il sindaco Letizia Moratti ha assicurato che lincontro aperto organizzato da Finazzer mostrerà invece la capacità milanese di reagire a tagli che sono inevitabili.
Se la Moratti usa toni soft ed evita di cercare lo scontro con Roma, lassessore alla Cultura però polemizza eccome. Musei aperti e costo a carico del Comune? «Anche questa è una forma di disobbedienza civile, ma meglio il suicidio assistito della serrata». I tagli del governo? «Siamo stufi di dover chiedere lelemosina, bisogna cambiare registro, stop allassistenzialismo». Alla battuta del ministro dellEconomia Giulio Tremonti - «con la cultura non si mangia» - replica che è invece «una forma di economia alternativa, capace di produrre sviluppo, crescita, consenso. Invece, di questo passo in tre anni rischiamo molto». É stufo di lottare contro i tagli del governo, ma nei dieci punti che presenterà il 12 novembre a Palazzo Reale chiederà non fondi ma strumenti di legge per attirare gli investimenti di sponsor e privati: «Lobiettivo è finanziare la cultura senza lo Stato». Sembra utopia. Ma la sintetizza in «sburocratizzazione, certezza dei pagamenti, riduzione delle imposte, sgravi fiscali, pubblicità progresso». Un esempio: da pochi giorni è partita una campagna di comunicazione del Comune in 45 punti della città a favore dei teatri convenzionati («anche questo è un sistema per sostenere chi fa cultura»). Ma soprattutto «in tre mesi il consiglio dei ministri potrebbe approvare un pacchetto di detrazioni fiscali a favore di chi investe sulla cultura, non ci dia fondi ma ci aiuti ad attirare sponsor, in questo quadro disastroso che non prevede sgravi, non ci metteranno un euro. Da Roma non voglio i soldi ma neanche le tasse».
La proposta-provocazione di Finazzer è già stata accolta dal Touring Club.
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