Napoli, 13enne indicò killer: costretto alla fuga

Il ragazzo aveva aiutato i carabinieri a ricostruire il volto del killer di Nunzio Cangiano, uno dei boss della faida di Scampia, freddato fuori dall'Acquapark di Licola (nella foto). Il 13enne trasferito con la famiglia da un'altra parte, sotto falso nome

Napoli, 13enne indicò killer: costretto alla fuga

Napoli - Fu testimone di un omicidio di camorra avvenuto lo scorso 10 agosto all’ingresso di un parco acquatico a Licola, nel Napoletano. Il suo racconto fu determinate per identificare il presunto assassino. Ora un ragazzino di 13 anni è stato costretto a lasciare, insieme alla sua famiglia, la città di Napoli e vive sotto la protezione delle forze dell’ordine. Il delitto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avvenne nell’ambio dell’interminabile faida di Scampia, che vede contrapposte due organizzazioni criminali per il controllo degli affari malavitosi.

Il delitto Due sicari si avvicinarono a Nunzio Cangiano, che era in fila alla biglietteria insieme a moglie e figli, e fecero fuoco ripetutamente. A pochi passi c’era il ragazzino che vide bene in volto uno degli assassini e raccontò ogni cosa agli inquirenti: "L’assassino - disse il babytestimone - ha gli occhi azzurri". E pochi giorni dopo il presunto assassino fu arrestato dai carabinieri. Per l’omicidio di Nunzio Cangiano è in cella, dallo scorso mese di settembre, Mario Buono, di 23 anni. Secondo quanto emerso dalle indagini, Cangiano fu punito perché avrebbe deciso di lasciare l’organizzazione che faceva capo a Paolo Di Lauro per passare con gli "scissionisti", gli ex fedelissimi che hanno deciso, qualche tempo fa, di mettersi in proprio nell’affare dello spaccio della droga. Cangiano, secondo quanto accertato dai carabinieri e dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia, fu inseguito da Secondigliano fino all’ingresso del parco acquatico di Licola. Un delitto consumato a una ventina di chilometri di distanza dal consueto scenario della faida.

Il tetsimone Era il 10 agosto scorso: una giornata piovosa e per questo al botteghino non c’erano moltissime persone.

I sicari - erano due - si avvicinarono alla vittima ed esplosero diversi colpi di pistola. Buono venne identificato qualche ora dopo grazie alle indicazioni date ai carabinieri dal teste tredicenne. Ma Buono, ritenuto affiliato al clan Di Lauro, dopo il delitto fece perdere le tracce.

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