Cronaca locale

"Il Comune non paga". San Gennaro porta Giggino in tribunale

L'ente laico che presiede al culto del Santo Patrono accusa l'amministrazione de Magistris: "In dieci anni mai versata la retta, il debito ammonta a quasi 737mila euro"

"Il Comune non paga". San Gennaro porta Giggino in tribunale

Il Comune di Napoli non avrebbe pagato, per circa dieci anni, la "retta" a San Gennaro. E così la Deputazione del Tesoro del Santo Patrono del capoluogo partenopeo avrebbe deciso di trascinare l'ente di Palazzo San Giacomo in tribunale. E il sindaco Luigi de Magistris, finisce nella bufera politica cittadina.

La notizia è stata data da Repubblica Napoli che ha intervistato uno dei membri anziani dell’organizzazione che da secoli gestisce la Cappella di San Gennaro che, in quanto istituzione laica, è svincolata dall’Arcidiocesi napoletana. Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, ha spiegato: "In tutti questi ultimi anni, non c’è mai stata volontà, da parte del Comune e credo del sindaco, di tener fede agli impegni. Eppure questa obbligazione premia la natura totalmente laica della Deputazione, e consolida l’idea della Cappella di San Gennaro come patrimonio della città, ancora prima che della Chiesa".

Secondo la Deputazione se la scelta sarebbe quella di non pagare più, Luigi de Magistris e la sua amministrazione rischierebbero di arrecare un danno incalcolabile all'identità stessa della città: "In quel caso, (il Comune ndr) dovrebbe rinunciare al Patronato sulla Cappella del Tesoro di San Gennaro: sarebbe una ferita enorme, un’offesa che entrerebbe nei libri di storia".

Secondo i “conti” dei legali della Deputazione, il Comune di Napoli dovrebbe all’ente, che si occupa di gestire il Tesoro del Santo, una somma vicina ai 737mila euro. Un debito che si sarebbe formato per il mancato pagamento, dal 2011 in poi, della retta di competenza dell'amministrazione comunale, pari a circa 89mila euro l’anno. E per questo ha adito le vie legali e, come riporta il quotidiano, il 26 luglio prossimo dovrebbe iniziare il procedimento nelle aule del tribunale.

Secondo quanto ha scritto il legale della Deputazione di San Gennaro: “Il ripetuto inadempimento del Comune negli ultimi dieci anni nonché il mancato riscontro ai solleciti bonari della Cappella, costringono la Deputazione a promuovere il giudizio al fine di evitare che l’inerzia dell’ amministrazione pregiudichi le funzioni e la sopravvivenza stessa di una istituzione come la Cappella così intimamente legata alla cultura civile e religiosa, diremmo alla identità stessa della città”.

Ed è proprio vero che la Deputazione di San Gennaro sia un elemento importantissimo dell’identità napoletana. E che tenga, moltissimo, alla sua natura di ente laico. Ma non è la prima volta che, negli ultimi anni, decide di adire le vie legali per tutelare i propri interessi. Era già accaduto nel 2016, ma per motivi del tutto diversi.

Ci furono furibonde polemiche attorno all’iniziativa allora avallata dal Ministero degli Interni, di concedere alla Curia di Napoli l’ "ingresso" all’interno della Deputazione stessa. Si creò una mobilitazione, allora, che fece rumore e coinvolse non solo la politica - locale e nazionale - e le gerarchie ecclesiastiche ma anche (o forse soprattutto) il mondo della cultura napoletana. Uno dei più grandi intellettuali italiani ed europei, che alla “sua” Napoli era legatissimo così come lo era a San Gennaro, Paolo Isotta, dovette “ricordare” all’allora ministro degli Interni Angelino Alfano cosa fosse e rappresentasse la Deputazione: “Il culto del Santo venne istituito nella attuale forma nel 1527 e dal 1601 una Deputazione, composta di membri della nobiltà (gli antichi Sedili) e del popolo, regge il Tesoro, con continue conferme di Bolle pontificie. Essa, per una norma che risale (1811) a Gioacchino Murat in quanto sovrano, è presieduta dal Sindaco di Napoli.

Dunque il culto di San Gennaro è innanzitutto istituzione laica”.

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