“Mio figlio, disabile, costretto a non andare a scuola per mancanza di assistenti"

Nei racconti sui social dei genitori i diritti negati ai bambini disabili. Andare a scuola è diventata un’odiessa, se non impossibile

“Mio figlio, disabile, costretto a non andare a scuola per mancanza di assistenti"

Si affida a Facebook, Tina, per denunciare un diritto negato al suo bambino disabile, quello all’istruzione. “Sono mamma di un ragazzo autistico che frequenta la Bonghi. Lasciamo stare che non ci sono ancora gli insegnanti di sostegno, e lasciamo pure stare che mio figlio sta a scuola 3 ore al giorno perché non ha la copertura. Ma questo è troppo: oggi – ha rivelato ieri la donna usando il social network - telefona la scuola dicendo che devo tenere mio figlio a casa perché mancano gli assistenti materiali. Come a me è successo a tutte le mamme con figli disabili. Questa cosa è inumana e anche punibile a norma di legge 67/2006. Se c’è qualcuno che può aiutarci – è l’appello - noi vi ringraziamo. La scuola è un diritto di tutti, se non possono garantirlo ai ragazzi disabili diventa anticostituzionale ed è punibile con la legge”.

La scuola Bonghi è un istituto comprensivo di Napoli che conta tre plessi, tutti situati a poca distanza nel Rione Luzzatti-Ascarelli. Stamattina la dirigente scolastica Rossella De Feo si trovava nel plesso centrale. “È impegnata”, ci ha fatto sapere tramite il personale scolastico che ci ha accolto. “Qui c’è un assistente materiale per tutta la scuola”, ha affermato nell'attesa un addetto. Sulla questione, però, nessuna chiarezza siamo riusciti ad ottenere dalla preside. Nessuna risposta anche dalla mamma del bambino disabile che ha sollevato il problema.

Tina non ci ha risposto, ma sotto la sua denuncia social sono arrivati commenti di genitori con i suoi stessi problemi in altre scuole di Napoli. “Ieri mi hanno chiamato alle 11 dicendo che il professore di mio figlio andava via prima, oggi invece il colmo: mi hanno chiamato alle 9,40 dicendomi che mio figlio era in bagno e non teneva nessuno che lo pulisse. Sono dovuta andare io a scuola e ho scatenato l’inferno”, racconta Tina, che dice di vivere nella periferia orientale di Napoli. “Anche a me è successa la stessa cosa al nido – rivela Giovanna -.

Prima hanno messo mia figlia nella lista, poi mi hanno detto che non può frequentare perché manca la maestra di sostegno. A chi dobbiamo fare riferimento per mettere in atto una guerra per i diritti dei nostri figli?”.

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