No, «l'Europa non sta crollando», e «alla crisi è stata data una risposta forte». Ma insomma, dice Giorgio Napolitano, «bisogna fare di più e di meglio», altrimenti rischiamo «l'irrilevanza». Dobbiamo darci da fare sul serio, ragionando e agendo con una testa sola, «rafforzando l'unità e portando avanti l'integrazione». Altrimenti il nostro destino sarà inevitabile: finiremo alla periferia del mondo.
Dopo i 50 minuti martedì faccia a faccia con Obama nello studio ovale, dove dal presidente americano ha ottenuto «il pieno sostegno alle misure messe in campo dalla Ue», Giorgio Napolitano incontra al Congresso Nancy Pelosi e insiste sullo stesso tema. É giunta l'ora, dice, di mettere da parte «riluttanze» e resistenze all'adozione di strumenti e coordinamenti comuni da parte di singoli Stati nazionali perché, altrimenti, l'Europa rischia di non contare più niente. Davanti a senatori e deputati, il presidente della Repubblica sottolinea come l'Italia voglia dare uno stimolo all'Europa perché sia più integrata e più coesa. E si tratta di «una questione di vita o di morte», se interpretata alla luce della pesante crisi economica mondiale. «Se si è ritardato ad adottare rimedi efficaci di fronte alla crisi greca - osserva Napolitano - è perché da parte di alcuni Stati membri si è mostrata esitazione e riluttanza a mettere in atto strumenti comuni, ad attribuire maggiori poteri alle istituzioni europee». E poi il sistema dell'Unione economica e monetaria «ha dimostrato gravi falle».
Certo, nonostante tutto cià, «l'euro non sta crollando», e chi ne parla lo fa con superficialità, indulge a «profezie catastrofiche o in qualche caso esprime forse un wishfull thinking, un desiderio interessato. Siamo di fronte ad una Europa che «si sta impegnando sempre di più». Però non basta. «Troppe leadership nazionali hanno resistito nell'ultimo decennio a un effettivo, stringente coordinamento a livello europeo, hanno resistito ad allargare l'area delle politiche comuni dell'Unione, ad attribuire poteri adeguati alle istituzioni comunitarie, a conferire risorse più consistenti al bilancio dell'Unione. Ma ormai o si va avanti in questa direzione o l'Europa rischia una grave perdita di ruolo se non l'irrilevanza».
Fra le mosse da fare concretamente, Napolitano indica «un meccanismo e un Fondo europeo di gestione delle crisi, la prevenzione delle emergenze con una più efficace sorveglianza di bilancio, un più stretto controllo dell'Eurostat sull'elaborazione dei dati di finanza pubblica dei singoli stati, la creazione di una agenzia di rating europea, l'istituzione di un board per i rischi sistemici e la vigilanza macro-prudenziale». Con queste misure, conclude, l'Europa contribuirà «a quella nuova cornice di regole del sistema finanziario mondiale a cui stanno lavorando sia gli Stati Uniti, sia il G20, sia il Financial Stability Board».
I parlamentari Usa applaudono.
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