Napolitano, il lungo applauso della città

Ha conquistato studenti, lavoratori, cittadini. Una giornata milanese da standing ovation per il presidente della Repubblica, che ieri ha partecipato alle celebrazioni per il 25 aprile. La prima all’Auditorium, dove circa 650 alunni delle scuole medie e superiori di tutta la regione hanno accolto in piedi e con lunghi applausi Giorgio Napolitano, prima di ascoltare in silenzio «Il canto sospeso» su frammenti di lettere dei condannati a morte della resistenza europea composto da Luigi Nono, morto vent’anni fa e di cui Napolitano era un amico personale. Il presidente ha stretto le mani dei ragazzi prima di sedersi in platea con Letizia Moratti, Guido Podestà e Roberto Formigoni. «Una celebrazione meravigliosa» ha commentato a fine concerto. Da largo Mahler ha raggiunto in auto la sede della Provincia, per un incontro privato di venti minuti con il presidente Podestà. «Abbiamo ricordato i 5 anni passati insieme al Parlamento europeo, dove lui era presidente della Commissione costituzionale e io vicepresidente del Parlamento» ha riferito Podestà. Dopo l’amarcord, la discussione si è concentrata sui temi locali, in particolare «sull’abolizione delle province più piccole e anche della città metropolitana, e del fatto che se ne è parlato molto ma senza fare nulla». A mezzogiorno il Capo dello Stato si è spostato in Prefettura per incontrare una delegazione di lavoratori del teatro alla Scala che protestano contro la riforma del settore. Un confronto che ha sorpreso positivamente i sindacalisti, «ci ha dato risposte puntuali come noi ci aspettavamo di sentire - ha ammesso il segretario della Cgil Onorio Rosati -, ci ha impressionato la sua attenzione. Non abbiamo ricevuto risposte retoriche, fumose. É entrato nel merito delle singole questioni». A Palazzo Diotti anche i lavoratori dell’ex Eutelia gli hanno portato una lettera-appello per chiedere che «gli sforzi di tutti siano uniti e concentrati per salvare la nostra azienda».
Fuori dal teatro alla Scala, dove è arrivato puntuale alle 17, ha trovato ad accoglierlo il premier Silvio Berlusconi, la Moratti, Podestà e il governatore Roberto Formigoni. Ha stretto le mani di alcuni ex partigiani ed è salito sul palco per leggere un discorso per celebrare il 65esimo anniversario della Liberazione. Le sue parole sono state interrotte per qualche attimo dal grido «non firmare, non firmare» proveniente dall’esterno dai lavoratori contrari al decreto di riforma delle fondazioni liriche. Napolitano ha confessato la sua «sincera emozione» ad intervenire a Milano, «per quel che ha rappresentato in una stagione drammatica, in una fase cruciale della storia d’Italia. E tanto più forte è l’emozione nel rivolgere questo mio discorso dal palcoscenico del glorioso teatro la Scala, che seppe risollevarsi dai colpi distruttivi della guerra per divenire espressione e simbolo del mondo intero, della grande tradizione musicale e culturale italiana». Dopo il ricordo della Resistenza, ha sottolineato anche gli ultimi giorni della guerra e con un riferemento a piazzale Loreto. Ha ceduto alla commozione quando ha citato Sandro Pertini, ricordando la fotografia che lo ritrae mente tiene un discorso in piazza Duomo il 26 aprile del ’45: «È stato un onore per l’Italia averlo tra i suoi presidenti». Il pubblico ha accompagnato la fine del discorso con minuti di applausi e una standing ovation.

Fuori dal teatro, i milanesi dietro le transenne gli hanno gridato «grazie Presidente», «meno male che Giorgio c’è». Il sovrintendente Stephane Lissner lo ha invitato ai concerti del 4 e 6 giugno quando il maestro Claudio Abbado tornerà a dirigere alla Scala dopo 24 anni.

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