Nasce il fronte dell’«equità» con Idv, Vendola e pure i vescovi

Roma«Così com’è, non la votiamo». È durissimo Antonio Di Pietro, contro la manovra «ingiusta e iniqua» in cui, dice, il governo Monti ha messo «la “legge del cassiere”, che prende dove trova, senza rendersi conto che fa pagare chi è più debole». Il leader dell’Idv avverte che il suo partito presenterà una «contromanovra» per trasformare questo provvedimento in un altro, altrimenti non darà il suo sostegno a misure che paragona ad «un topolino, che fa più danni che bene».
Non è tenero neppure Nichi Vendola, con quello che definisce l’«insopportabile» comportamento del governo Monti: «Audaci nel colpire i poveri e timidi nel colpire i ricchi». Nella manovra dei «professori», il presidente della Regione Puglia trova «molto fumosi» gli interventi sulla ricchezza, a partire da quello dell’1,5 per cento sui capitali «scudati». E il leader di Sel attacca: «Alla fine della giostra pagano sempre gli stessi. Questa manovra colpisce duramente i ceti medio-bassi e i pensionati. È inaccettabile».
Un giudizio negativo viene anche dai vescovi italiani, che chiedono «più equità» per una manovra «necessaria» ma che poteva fare di più sui redditi alti con l’Irpef, che doveva avere più attenzione sulle pensioni e che sarebbe stato meglio presentare insieme a misure per la crescita. Monsignor Giancarlo Bregantini, presidente della commissione per i Problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, raccomanda di essere «propositivi» nella seconda fase per migliorare il pacchetto. L’arcivescovo di Campobasso e Boiano caldeggia il dialogo con il mondo sindacale, per arrivare a misure precise, «soprattutto nel settore dove tutti facciamo fatica, quello della precarietà giovanile» e anche a favore della famiglia.
Frasi che i radicali, anche loro critici con la manovra, ritorcono contro l’episcopato. «Ha davvero una gran faccia tosta la Cei - dice il segretario Massimo Staderini- ad obiettare che la manovra avrebbe potuto essere più equa. Tanto per cominciare, infatti, sarebbe stata più equa se avesse abolito l’esenzione dell’Ici anche per le attività commerciali degli enti ecclesiastici e similari, piuttosto che fare cassa sulle prime case degli italiani».
Della durezza delle misure sulla casa sono molto preoccupati anche i costruttori. «Graveranno sulle famiglie in modo pesante - dice il Presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti - e inevitabilmente finiranno per produrre effetti depressivi sulle imprese del settore che sono già in grave affanno».

I costruttori contavano su maggiori tagli alla spesa e meno imposte, ma Buzzetti si augura che alla prima fase di rigore ne seguirà una più puntata alla crescita, in cui «come annunciato dal ministro Passera, l’edilizia possa svolgere il suo ruolo di traino e di motore di sviluppo».

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