ComoGaleotto fu il telepass. In tempi di lotta ad alzo zero allevasione fiscale quello inferto ieri dalla Guardia di finanza di Olgiate Comasco è un colpo che fa indubbiamente bene alla causa. I militari hanno infatti accertato, al termine di unoperazione iniziata nel mese di febbraio, una maxievasione fiscale per circa 112 milioni di euro messa in atto da due aziende ticinesi, operanti su vasta scala in territorio italiano.
Il reato contestato è di omessa dichiarazione di redditi prodotti nella penisola: in base alle normative nazionali, infatti, anche le aziende straniere che intrecciano rapporti commerciali con lItalia hanno lobbligo di denunciare i guadagni prodotti sul nostro territorio e, di conseguenza, pagare le tasse come tutti i cittadini. Cosa che, stando allinchiesta, non hanno mai fatto, almeno nel periodo dal 2004 al 2008 oggetto dellindagine. Per questo reato le Fiamme gialle hanno provveduto a denunciare a piede libero lamministratore unico e legale rappresentante delle due aziende, un cittadino di nazionalità elvetica.
Due i «filoni» che hanno inguaiato le aziende svizzere - la Flitex Sa e la Kotema Sa entrambe con sede a Chiasso in via Valdani 1 -: il primo è stato lanomala presenza di robusti conti correnti in essere presso istituti di credito di Como a loro riconducibili; il secondo è stato il continuo via vai di mezzi delle due ditte rilevato al casello autostradale di Grandate e ai vari caselli dislocati sulla rete autostradale italiana attraverso i passaggi con il telepass.
Stando agli accertamenti della Gdf di Olgiate Comasco, le due aziende che commerciano allingrosso tessuti per abbigliamento e biancheria per la casa realizzavano almeno il 70-80 per cento del loro fatturato proprio in Italia attraverso il direttore del comparto commerciale e il vicedirettore amministrativo e gestionale che sono poi risultati essere padre e figlio. Il primo già residente a Campione dItalia e ora trasferitosi a Chiasso, il secondo abitante nel capoluogo lariano e al quale erano anche delegati compiti come lo sdoganamento della merce venduta, lorganizzazione del trasporto al cliente finale e i rapporti con le banche. Gli uomini del capitano Salvatore Mirarchi hanno infatti accertato dalla documentazione sequestrata che la Flitex e la Kotema potevano contare su una clientela dislocata in numerose città italiane: Roma, Napoli, Parma, Torino, Piacenza, Bergamo e Rimini. È bastato incrociare i documenti contabili tra fornitore e cliente per scoprire il traffico. Ma soprattutto - attraverso la collaborazione della società Autostrade - è stato facile ricostruire la mappa dei viaggi effettuati dai mezzi che, dotati di telepass, hanno lasciato le proprie tracce indelebili in tutti i caselli autostradali dove sono transitati. La mappa, a quel punto, era completa e si trattava solo di tirare le fila delloperazione per giungere allaccertamento fiscale.
Il reato contestato è quello di omessa dichiarazione di redditi prodotti in Italia: la legge, infatti, prevede la possibilità di perseguire aziende che abbiano sedi anche allestero se esse, operando sul territorio nazionale, non denunciano i redditi generati in Italia, sfuggendo così alle maglie del nostro fisco. Oltretutto il vicedirettore delle due ditte svizzere che operavano in Italia è italiano e depositava il denaro ricavato su alcune banche di Como. Ma anche il direttore delle due aziende era, secondo gli investigatori, una presenza abituale in territorio italiano al punto da attribuirgli un ruolo determinante nellambito della frode fiscale.
Loperazione della Guardia di finanza ha portato anche alla denuncia a piede libero dellamministratore unico e legale rappresentante delle due società, Luigi Barattolo, 36 anni, cittadino elvetico con residenza a Vacallo, proprio a due passi dal confine con la dogana di Chiasso e di Brogeda.
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