Nassirya, false lacrime di Prodi

Caro Granzotto, «Dieci, cento, mille Nassirya». Il nefasto auspicio scritto su cartelli a seguito di cortei della sinistra si è puntualmente avverato. Coloro che hanno tollerato - fino all’altro giorno - che lo scellerato malaugurio fosse inalberato tra le loro file, oggi si dicono costernati, ma alcuni ne profittano per rinnovare la richiesta del ritiro immediato delle nostre truppe dall’Irak. «Sarebbe una vigliaccata ritirarsi adesso!» ha detto a Raidue Igor Man, editorialista de La Stampa. E Prodi che marciava in testa a quei cortei, oggi piange, ma intanto continua nell’illusione, con divertito sussiego, di attribuire cariche e incarichi ai suoi presunti cortigiani, come se temesse che qualcuno possa togliergli il giocattolo di mano da un momento all’altro. A che vale conquistare il governo se si perde l’anima?
Turi Vasile Roma


No, caro Vasile, Prodi non ha perso la sua anima. Fa di peggio, la vende. L’uomo è disposto a tutto pur di restare in equilibrio sul castello di carte della sua maggioranza.

Anche a piangere lacrime che disgusterebbero perfino un coccodrillo.

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