da Londra
È arrivata per Natale la prevista conversione di Tony Blair al cattolicesimo. Venerdì sera, lex premier britannico - anglicano di nascita - è stato formalmente accolto dalla Chiesa romana, e ha ricevuto la comunione dalle mani del cardinale di Londra, Cormac Murphy OConnor, durante una messa nella cappella privata a Westminster, residenza dellarcivescovo cattolico.
Una cerimonia semplice, perché i sacramenti anglicani sono riconosciuti a Roma, e il passaggio da una comunità cristiana allaltra non ha richiesto alcun nuovo battesimo per lex premier. Blair, 54 anni, attuale inviato del «Quartetto» per la pace in Medio Oriente, ha così realizzato un desiderio coltivato da molto tempo: quello di abbracciare la stessa fede della moglie Cherie e dei suoi quattro figli.
«Che una personalità così autorevole abbia scelto di unirsi alla Chiesa cattolica non può che suscitare gioia e rispetto», ha commentato a Roma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Il direttore della sala stampa vaticana ha però voluto evitare i trionfalismi, ricordando che si tratta pur sempre di «una vicenda spirituale personale».
«Sono veramente felice di accogliere Tony Blair nella Chiesa cattolica», ha dichiarato larcivescovo OConnor nel comunicato con cui ieri ha dato notizia dellavvenuta conversione. «Per molto tempo (Blair) ha frequentato la messa insieme alla sua famiglia, e negli ultimi mesi ha seguito un corso di formazione per prepararsi alla piena comunione», ha spiegato. «Le mie preghiere - ha aggiunto - sono per lui, per la moglie e per la sua famiglia, in questo gioioso momento del loro comune percorso di fede».
La cerimonia di ieri nella Westminster cattolica ha concluso la cronaca di una conversione annunciata da anni: le voci di un passaggio di Blair al cattolicesimo erano cominciate dopo i suoi primi incontri (tre) con Giovanni Paolo II e si erano rafforzati poi con le udienze con Benedetto XVI, nel giugno del 2006 e nel 23 giugno 2007.
In realtà Blair ha preferito aspettare e percorrere un cammino privato più lungo, evitando così che le sue scelte religiose entrassero in collisione con la ragion di Stato. Se si fosse convertito al cattolicesimo mentre era ancora premier, il suo gesto avrebbe potuto irritare la Chiesa nazionale anglicana, di cui la regina è capo, o violare le controverse leggi che secondo alcune interpretazioni non consentono che il premier britannico sia cattolico.
Per molto tempo è rimasto un cattolico in pectore che, con moglie e figli, assisteva sempre alla messa domenicale. Senza però prendere lostia consacrata, unabitudine che gli era stata vietata, nel 1996, dallallora arcivescovo di Westminster, il cardinale Basil Hume.
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