Naufragio, nuova accusa per Schettino & Co: distruzione ambientale Conclusa la prima maxi udienza in un teatro affollato Il gip esclude come parti offese la Costa e i consumatori

Va in scena la tragedia della Concordia al Teatro Moderno di Grosseto. E fa strano che sulle poltrone di velluto del teatro siedano, questa volta, non spettatori rilassati, ma protagonisti disperati, famiglie distrutte, naufraghi. Ci sono gli avvocati, le associazioni dei consumatori e quelle ambientaliste. E ci sono i giornalisti, ottocento gli accreditati, che cingono d’assedio questo teatro che si è travestito da maxi aula per maxi processo. È solo il primo atto, quello che tecnicamente si definisce «incidente probatorio», perché nella fase istruttoria vengono portate e poste all’attenzione dei giudici prove «irripetibili». In questo caso la scatola nera della nave. Un primo atto dove non c’è lui, il comandante Francesco Schettino prim’attore e al tempo stesso regista, dell’incredibile naufragio della corazzata da crociera. E come lui erano assenti gli altri indagati - tranne l’ufficiale di plancia Salvatore Ursino, apparso molto provato - chiamati a rispondere di accuse pesantissime. L’ultima, contestata a tutto il team di comando ieri dal procuratore Francesco Verusio, quella di distruzione e deterioramento di habitat in un sito naturale protetto.
Otto ore d’udienza, di adempimenti burocratico-legali, al termine delle quali il Gip Valeria Montesarchio, ha deciso di escludere Costa Crociere dalle parti offese, pur ammettendola all’udienza, nella prospettiva che la compagnia possa configurarsi come responsabile civile. Uno status su cui si è espresso anche l’avvocato Giulia Bongiorno difensore di 67 passeggeri (tra italiani, tedeschi e brasiliani) secondo cui «sarebbe stato un po’ singolare in questo momento definire Costa Crociere come parte offesa, dato che occorre prima accertare tutte le corresponsabilità». E, a proposito di eventuali corresponsabilità, l’avvocato della compagnia, Marco De Luca, si è affrettato a riferire ai giornalisti che «la stessa Procura di Grosseto ha escluso responsabilità penali della Costa Crociere e che quindi Costa Crociere è parte danneggiata per la perdita della nave e si costituirà parte civile, mentre si riconosce come responsabile civile per il danno cagionato dai propri dipendenti».
Oltre a Costa Crociere il Gip ha estromesso dall’incidente probatorio tutte le parti diverse da familiari delle vittime, passeggeri ed equipaggio, istituzioni come Regione Toscana, Comune del Giglio, Provincia di Grosseto e i ministeri Ambiente, Interni e Trasporti. E le polemiche non sono mancate tanto più che il Codacons, così ha annunciato il presidente Carlo Rienzi, ha presentato un ricorso in Cassazione contro gli arresti domiciliari concessi al comandante Schettino. Per Rienzi infatti «c’è il rischio dell’inquinamento delle prove e quindi è meglio che Schettino sia in carcere». Molteplici le durissime dichiarazioni, a margine dell'udienza, di naufraghi e testimoni. «Schettino non è né scivolato né caduto sul tetto della scialuppa. Io l’ho visto mentre abbandonava la nave con altre quattro persone», ha puntualizzato con amarezza Giuseppe Grammatico, ieri a Grosseto nella doppia veste di legale di una famiglia palermitana e di naufrago, perché la sera del 13 gennaio era sulla Concordia. «Schettino è un criminale. Mi auguro che venga fatta prima di tutto chiarezza e poi dovranno essere accertate le colpe», ha detto poco prima di entrare al Teatro Moderno, Francesca Scaramuzzi di Biella, una superstite del disastro che ha deciso di partecipare all’udienza. Anche l’avvocato Bruno Leporatti, legale del comandante Schettino, al termine dell’udienza ha voluto dire la sua: «Il comandante Schettino si aspetta che dall’esame della scatola nera venga confermato quello che ha detto agli inquirenti». Prossimo appuntamento il 21 luglio con la relazione dei periti incaricati di rispondere ai quesiti proposti ieri dal gip Montesarchio.

Domande importanti, che riguardano la dinamica del naufragio e le condotte degli indagati, attraverso i dati del Vdr e dei dispositivi di bordo, ma anche la rotta, le carte nautiche, la conformità della progettazione della nave e le manovre del comandante prima e dopo l’urto. Domande cui occorre rispondere bene e presto. Perché, almeno la verità, deve restare a galla.

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