Alle 18 è iniziata la manifestazione di Askatasuna contro il sequestro messo in atto questa mattina su ordine del prefetto di Torino. È stata una giornata scandita dalle minacce contro lo Stato, dagli insulti contro il sindaco e le forze dell'ordine. Il tam tam per l'adunata è iniziato fin dai primi minuti dopo l'ingresso della Digos nello stabile e all'orario prestabilito c'erano diverse persone in corso Regina Margherita, compresa Non una di meno. "Askatasuna vuol dire libertà. Il futuro comincia adesso", si legge in uno striscione che campeggia tra i manifestanti.
"Quella di questa sera è la nostra risposta: possono chiudere, sgomberare o arrestarci, ma ci troveranno sempre nelle strade. Sgomberare Askatasuna è la volontà chiara di un governo fascista di contrastare le manifestazioni oceaniche per la Palestina. A Meloni e a Piantedosi non è piaciuto, hanno risposto con lo sgombero di un centro sociale", hanno detto al microfono, aggiungendo che "oggi sarà un nuovo inizio, l'Asktasuna vive nelle strade e nelle lotte, non è solo quattro mura. Se non ci vogliono qui saremo nelle strade. Questa è una promessa. Noi non molliamo di un centimetro, siamo tutti Askatasuna".
La partenza del corteo è stata fermata sul nascere dagli agenti in tenuta antisommossa con cariche di alleggerimento e idranti. Contro gli agenti i manifestanti hanno lanciato petardi e bottiglie.
Alcuni manifestanti in presidio di fronte al centro sociale hanno tentato di rientrare nell'edificio e sono stati respinti dal cordone di sicurezza delle forze di polizia, che ha utilizzato anche l'idrante. Una parte degli attivisti si è poi spostato verso il campus Einaudi, dove sono state fatte scritte sui muri, tra le quali "più sbirri morti".