Il centro sociale Askatasuna è stato sgomberato questa mattina dalle forze dell'ordine. Una decisione che è partita dall'alto in assenza della collaborazione del Comune di Torino, proprietario dell'immobile, che al contrario aveva avviato con gli occupanti un patto di collaborazione per dare legittimazione e tutela. Uno dei presupposti per rendere valido il patto era la liberazione dell'immobile dagli occupanti ma era noto a tutti, come ampiamente dimostrato, che lo stabile non fosse mai stato sgomberato tanto che, questa mattina, sono stati trovati all'alba sei attivisti che dormivano al terzo piano, dichiarato inagibile. Solo a quel punto il Comune, tramite il sindaco Stefano Lo Russo, ha dichiarato la cessazione del patto.
"Caro sindaco, te l'avevo detto, te l'avevamo detto. Quanto emerso oggi durante le perquisizioni al centro sociale Askatasuna di Torino conferma ciò che denunciamo da tempo: quel già assurdo patto di collaborazione siglato con il Comune è stato un'altra volta apertamente violato", ha dichiarato il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo. L'accordo, infatti, "prevedeva un utilizzo limitato e regolamentato degli spazi. La presenza di persone che vi abitavano stabilmente, ben oltre quanto consentito, dimostra che non c'è mai stata la volontà di rispettare le regole". Quando un patto viene tradito, spiega il ministro dando una lezione all'amministrazione comunale che per lunghi anni ha tollerato il centro sociale, "quel patto cessa di avere valore. Non esistono zone franche né scorciatoie ideologiche che giustifichino l'illegalità. Chi occupa spazi pubblici e non rispetta gli accordi presi con le istituzioni non può pretendere indulgenza o coperture politiche".
Il ministro Zangrillo ha poi fatto notare che "l'imbarazzante gestione della questione da parte del Comune e del sindaco ha, com'era ovvio, portato soltanto a una perdita di tempo. Parlare di patto sciolto, ora, non basta più. Siamo nel bel mezzo di uno scenario che richiede responsabilità e azioni politiche, un lessico e un immaginario da Libro Cuore non risolveranno la situazione". Ora è tempo che il sindaco di Torino "prenda atto concretamente della violazione e agisca di conseguenza: governare una città significa far rispettare le regole, non voltarsi dall'altra parte". Nel frattempo le forze dell'ordine, intervenute con i vigili del fuoco, hanno provveduto ad apporre i sigilli allo stabile, portando via bombole di gas e chiudendo l'erogazione dell'acqua.
Prima che gli ingressi fossero chiusi con i mattoni, alcuni attivisti, accompagnati da un avvocato, hanno chiesto alle forze dell'ordine di entrare per recuperare due gatti e del vestiario e sono stati accompagnati all'interno dalla Digos, ulteriore conferma che lo stabile era una dimora stabile.