L'ultima sparata di Md: la riforma della giustizia è fascista

Sui social la corrente di sinistra delle toghe ripesca un ddl di Almirante che denunciava la deriva correntizia. Petrelli (Camere penali): così si mistifica la Storia

L'ultima sparata di Md: la riforma della giustizia è fascista
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Ci mancava solo la riforma «fascista». Magistratura democratica raschia il fondo del barile e accosta il sorteggio dei membri del Csm previsto nel provvedimento firmato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, ormai prossimo alla terza lettura e al successivo referendum confermativo (senza quorum) a un disegno di legge del 1971 firmato dall’allora segretario del Movimento sociale italiano Giorgio Almirante.
L’accostamento improprio in realtà è di questa estate ma era passato inosservato. A riproporlo è la pagina Facebook della corrente più ideologica della magistratura in risposta alla riconferma per acclamazione del presidente dell’Unione camere penali Francesco Petrelli, che rivendica la riforma costituzionale della giustizia per la sua storia «nobile e antica, che ci appartiene fino in fondo».

Questa storia nobile inizia con il ddl Almirante n. 3568 del 23 luglio 1971, scrive sui social Md, che allega la proposta del leader missino scaricabile qui e peraltro di buon senso, di un Csm per sorteggio «per evitare le disastrose conseguenze del frazionismo correntizio» di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. Se è comodo appiccicare l’ombra del fascismo sulla riforma della giustizia, è anti storico non ammettere che questa riforma - con la separazione delle carriere è figlia della riforma del Codice penale del 1989, come ricorda giustamente lo stesso Petrelli: «Md risponde alla mia rivendicazione della nobiltà e democraticità della riforma della separazione delle carriere, richiamando una proposta di legge di Almirante del 1971 che prevedeva soltanto un parziale sorteggio dei membri del Csm ma che nulla ha a che vedere con la costituzione di due Consigli superiori della magistratura e con la sacrosanta separazione delle carriere di pm e giudici oggetto della proposta dell’Unione».

Secondo Petrelli siamo di fronte a «una errata e mistificante rivisitazione della storia con fini di pura propaganda politica che contraddice l’invocata necessità di affrontare questa campagna referendaria con sobrietà e con reciproco rispetto e che così facendo si sottrae ad un confronto di idee leale e costruttivo nell’interesse di tutti i cittadini».

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