Vladimir Putin e George W. Bush sono rimasti buoni amici ma non hanno potuto che lasciare in eredità ai rispettivi successori due complesse questioni che rimangono insolute: quella dell’allargamento a Est della Nato e quella dello “scudo spaziale” americano in Polonia e nella Repubblica ceca. Hanno però cercato di compensare le difficoltà producendo una dichiarazione congiunta che aiuterà chi raccoglierà il loro testimone a seguire una rotta meno perigliosa.
È questo, in estrema sintesi, il bilancio finale di un capitolo di storia che si chiude: quello dei sette anni di rapporto tra il quarantatreesimo presidente degli Stati Uniti e il secondo “Zar” di Russia dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Un rapporto che, nonostante divergenze politiche anche importanti che autorizzano a parlare di un complessivo raffreddamento delle relazioni tra i due Paesi, non si è mai incrinato sotto il profilo dell’amicizia. Il presidente erede di una dinastia di petrolieri texani e il freddo ex agente del Kgb si sono fortunatamente incontrati sul piano umano. E non si tratta che in parte della capacità di svolgere adeguatamente, anche simulando, il proprio peculiarissimo mestiere: Bush e Putin si intendono genuinamente perché hanno in comune interessi personali e aspetti significativi dei rispettivi caratteri. Sono due politici concreti, abituati a esprimersi in modo simile, dotati di senso dell’umorismo, amanti dello sport e della vita all’aria aperta.
I due presidenti, che in questi sette anni si sono incontrati numerosissime volte e sono ora entrambi in vista del traguardo del mandato, si mancheranno a vicenda e ieri a Soci se lo sono detto. «Sei un leader forte, hai tutto il mio rispetto: hai sempre detto ciò che pensavi», sono state le parole di Bush, e Putin ha contraccambiato col suo «È sempre stato un grande piacere avere a che fare con te». Breznev e Nixon certo non si parlavano così. E meno che mai ballavano insieme, come invece hanno fatto ieri dopo cena a Soci i loro successori al ritmo di un’orchestrina cosacca, lontano dagli occhi e dalle telecamere dei giornalisti. «Balli bene, peccato che non ti abbiano visto», ha detto “Vladimir” a “George”, che invece si è detto sollevato dell’assenza di testimoni indiscreti.
Tornando all’esito del vertice di Soci, i problemi rimasti sul tappeto sono bilanciati dallo sforzo fatto per lasciare ai rispettivi successori (il russo Dmitri Medvedev e il vincitore delle presidenziali americane del prossimo 4 novembre) un contesto meno conflittuale, il che si compendia in una dichiarazione congiunta che Bush e Putin hanno firmato prima di salutarsi. Il suo preambolo parla un linguaggio rassicurante: vi si legge di «ferma determinazione a lavorare insieme per superare le divergenze» e della «fine dell’era in cui Russia e Stati Uniti si vedevano come nemici o come minaccia strategica». Subito dopo arrivano i punti dolenti. Sull’allargamento della Nato si confermano «serie divergenze», promettendo l’impegno a lavorare insieme per superarle; sullo scudo spaziale la questione non è più semplice: al Cremlino non si fidano delle intenzioni americane e vorrebbero assolutamente che in Polonia e Cechia non si installasse un bel niente.
Neanche ballando alla cosacca Bush riesce a convincere Putin
Un siparietto conclude a Soci l’ultimo vertice tra due leader che si trovano simpatici ma restano lontani sullo scudo spaziale in Europa
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