È un Lazio sempre più povero quello che emerge dai dati del Cnr. Una famiglia su cinque, e quindi poco meno di mezzo milione, vive al di sotto della soglia di povertà, secondo i ricercatori dellEvaluation research group (Erg) dellIstituto di scienze e tecnologie della cognizione. Numeri allarmanti, che peggiorano se si scende nel dettaglio. Su un campione di 2mila soggetti residenti nel Lazio intervistati sul proprio reddito, risulta che il 14 per cento delle famiglie composte da una sola persona vive in povertà. E il dato aumenta man mano che cresce il numero di componenti il nucleo familiare. Così si sale al 15,9 per cento delle famiglie composte da due persone, al 22 per cento di quelle con tre membri, al 27,8 di quelle formate da quattro persone fino allincredibile 42 per cento dei nuclei familiari composti da cinque o più persone.
Ma anche questi numeri, probabilmente sono sottostimati. Per due motivi almeno. Innanzitutto per la somma indicata dal Cnr come «soglia di povertà». Quale single può vivere con appena 576 euro al mese a Roma? Ma la stessa cosa può dirsi per le altre fasce di reddito: 960 euro per una coppia, 1276,8 per tre persone, 1564,8 per quattro fino ai 1824 per le famiglie composte da cinque o più persone. Poi, e veniamo allaltro dato saliente della ricerca, per la «povertà soggettiva». Chi si percepisce come «povero» nella nostra regione è ben più di chi lo è secondo la soglia indicata dal Cnr. E cioè il 54,3 per cento del campione totale. Addirittura il 66 per cento dei single «percepisce» di non riuscire ad arrivare a fine mese. Lo stesso vale per il 51,7 per cento delle famiglie di due persone, il 51,9 di quelle con tre persone e il 47,1 di quelle con quattro persone. Per arrivare fino al 59,7 dei nuclei composti da cinque o più componenti. Incrociando i dati, poi, è possibile individuare nel 19,8 per cento le famiglie che sono «oggettivamente» e «soggettivamente» povere.
Una realtà ben diversa da quella mostrata un anno fa dallIstat che calcolava lincidenza della povertà nel Lazio al 7 per cento (a fronte di un dato nazionale dell11 per cento). «Non è possibile un confronto diretto tra le due misurazioni per lo scarto temporale e le differenze nelle metodologie utilizzate - avverte però Antonella Risotto dellIstc-Cnr -. LIstat, infatti, stima la povertà relativa sulla base della spesa familiare, mentre nel nostro studio le soglie sono calcolate a partire dal reddito dichiarato dalle persone intervistate».
Lungi dallessere in contraddizione queste due ricerche mostrano anzi unaltra realtà inquietante. E cioè che moltissime famiglie vivono al di sopra delle proprie possibilità, indebitandosi pur di mantenere immutato lo stile di vita. «Si tratta di una situazione allarmante - commenta lassessore regionale alla Tutela dei consumatori Mario Michelangeli, che ha commissionato la ricerca -. E probabilmente il dato sulla povertà percepita è quasi più realistico. Le famiglie sono preoccupate. Aumentano i prezzi, gli affitti e i mutui, mentre gli stipendi rimangono gli stessi.
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