Nel voto all’estero brogli dietro l’angolo

Caro Granzotto, la lettera di Franco Rossetto porta prepotentemente alla ribalta il problema del voto degli italiani all’estero sollevato anche dall’editoriale del direttore Giordano. Sono ben note le denunce per irregolarità avvenute nel corso della precedente consultazione e determinate da un’incorretta distribuzione e raccolta delle schede che potevano finire nelle mani di chiunque. Si è posto rimedio a questo scandalo? Quanti sono poi gli italiani con diritto di voto all’estero e quanti parlamentari possono eleggere?



Qualcosa è stato fatto, caro Bolla, qualcosina. È stato disposto l’invio del «plico elettorale» non più per posta ordinaria ma per raccomandata e sono stati ridotti, da 5 a 3mila, gli elettori per seggio. Palliativi. Come testimoniano il rinvenimento di oltre centomila schede stampate extra in Argentina e conservate «di riserva», i pasticci (o malandrinate?) denunciate lunedì scorso dal nostro Felice Manti e l’allarme lanciato da queste colonne dal lettore ed elettore all’estero Franco Rossetto, il meccanismo di voto è aperto, è spalancato, a qualsiasi truffa e broglio. Se se ne accorgessero al Palazzo di Vetro, Ban Ki-moon procederebbe senza dubbio all’invio di centinaia di «osservatori», come si fa quando vanno alle urne le satrapie africane. Ma vediamo qual è e da chi è composta la riserva di caccia dei brogliatori: secondo gli ultimi calcoli, gli elettori italiani all’estero ammontano a quasi tre milioni e mezzo (ma nel 2006 a votare furono molto meno della metà. Del milione e 580mila elettori della circoscrizione Europa, ad esempio, se ne recarono alle urne 570mila, il 36 per cento). Suddivisi, sempre grosso modo, così: 190mila nella circoscrizione Africa, Asia, Oceania e Antartide; 400mila in quella dell’America settentrionale e centrale; 880mila in quella dell’America meridionale e due milioni in quella dell’Europa. Insieme, le quattro circoscrizioni dovranno esprimere 12 deputati e 6 senatori.
Sulla base dei dati di due anni fa, un seggio «vale» all’incirca fra i 25mila e i 100mila voti di lista. Tanto per spiegarci, se nel 2006 l’Unione ha strappato un seggio nella circoscrizione Africa, Asia, Oceania e Antartide con 26mila voti (su 55mila validi), in Europa ne strappò tre con 277mila voti (su 530mila validi). Superato il quorum, è poi evidente che va a Roma il candidato o i candidati che hanno avuto il maggior numero di consensi. Per esempio, il noto Pallaro senatore Luigi, che correva per le «Associazioni italiani in Sud America», si è aggiudicato il laticlavio con 49mila voti.

Di contro a Guglielmo Picchi (Forza Italia, circoscrizione Europa) gliene sono bastati poco più di 5mila per guadagnarsi l’ambita medaglietta di deputato (ma va precisato, per evitare che qualcuno, magari un principino, si metta in testa strane idee che quei 5mila voti furono sufficienti perché Forza Italia ne aveva ottenuti, nella circoscrizione, 130mila).

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