(...) dove da oggi approderanno i grandi magnati, i vips internazionali, le grandi firme mondiali era il palazzo dellIlva dove io sono stato per anni funzionario.
Allinizio degli anni Sessanta, proprio in quelle stanze, operava lItalsider (nata dalla fusione fra Ilva e Cornigliano). Dai primi anni Sessanta a fine anni Settanta: ventanni di grande fulgore per lacciaio, anni di successi pieni con leconomia italiana che decollava alla grande. Chissà se ci sarà ancora un angolo (non dico una «suite») che ricordi qualcuno dei protagonisti di quegli anni ruggenti. Allora lItalsider rappresentava un punto di riferimeto non solo per lindustria, ma anche per la cultura e Genova viveva momenti straordinari, avendo appunto la società siderurgica come motore di una città in grande splendore. Iniziative, incontri, centri culturali, il circolo dellazienda fulcro di bellissime manifestazioni.
E i protagonisti di allora? Qualche nome (ancorché con la memoria un po traballante): lavvocato Einaudi, amministratore delegato, Gianlupo Osti, il presidente Redaelli Spreafico. Poi gli organigrammi di una struttura perfetta dal punto di vista organizzativo: Gerolamo Morsillo «mastino» delle trattative sindacali (e che trattative!), Aldo Canonici capo della selezione del personale, Gianni Da Passano alladdestramento, Pucci Da Vero alla selezione. E poi il gruppo delle «pubbliche relazioni» (oggi si chiamerebbero della «Comunicazione») che facevano davvero ottima cultura: il pittore e grafico internazionale Eugenio Carmi (persino i portaceneri erano da lui firmati), Franco Fedeli, il mitico Giobatta Ansaldo figlio del grande Giovanni direttore de «il Lavoro» e le stupende segretarie che svolazzano per i corridoi eleganti e levigati. E ancora Sergio Noce (in questi ultimi anni «City manager» del nostro Comune) indimenticabile e rigorosissimo direttore generale dello stabilimento di Taranto (lo chiamavano «lo Zar delle Puglie»). E ancora Giampaolo Gandolfo, lunico a conoscere il russo, interprete insosituibile per le «campagne dacciaio» oltrecortina. Sergio Magliola direttore generale anche lui, lultimo dei «romantici» che ancora oggi tiene alto lonore dellacciaio sui giornali di casa. Che anni amici! Sembrava che non dovessero mai finire. Purtroppo alla fine degli anni Settanta iniziò quella crisi dellacciaio che ha portato a quello scenario che tutti conosciamo. Genova declinava anchessa, mancandole il supporto forte di unindustria fondamentale.
Erano gli anni del cardinal Siri (quante «veline» curialesche arrivavano sui tavoli dellufficio assunzioni), erano gli anni del sindaco Pertusio, ma anche di Pedullà e Cerofolini, lItalsider sponsorizzava spettacoli teatrali, straordinarie collane di libri, a Boccadasse nasceva «il Deposito», gallerie davanguardia con Carmi e Fedeli. Insomma, gli anni del boom culturale in città.
Oggi ecco il «Bentley»: novantanove stanze, suite lussuose, sei piani, anche una presidential suite, «lounge bar», centro benessere, camere da 2000 euro al giorno. È rimasta, di quegli anni, solo la facciata cara a Giuseppe Crosa Vergagni che la costruì nel 1929.
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