RomaVuoi vedere che finisce in paradosso, coi suoi fedeli che arrivano a paragonarlo allarcinemico, alloutsider della politica per eccellenza, al leader estraneo ai poteri forti e sotto attacco dalla magistratura, ovvero a sua diabolicità Silvio Berlusconi? Succede anche questo nel day after dipietrista, il giorno dopo la notizia delle indagini sullindagatore massimo Antonio Di Pietro. «Un atto dovuto», si affretta a dire la truppa Idv in Transatlantico, rispondendo pavlovianamente allinput dettato dal capo. Sì però... Però, che una Procura metta sotto inchiesta lex Pm fa un effetto disorientante in un partito abituato a procedere a braccetto con procuratori e pubblici ministeri. «Dovevano aprire quel fascicolo, tutto in regola», ripetono, sì però... Però quei titoli su tutti i giornali, «Di Pietro indagato per truffa», qualcosa hanno smosso nelle profondità della pancia dipietrista. Soprattutto ha colpito un fatto: la solitudine del leader, lasciato in ammollo dagli «alleati» del Pd, che finora lavevano usato come ariete contro il berlusconismo (giocando pericolosamente col fuoco, chiedere ai due ex segretari Democratici bruciati nel giro di un annetto anche grazie al logoramento dellamico Tonino...). Nemmeno uno scarno comunicato di solidarietà, neanche due misere righe alle agenzie, per dire poi niente di che, semplicemente un gesto di fair play tra compagni di opposizione, nel momento in cui tocca a Tonino cuocere sul barbecue giudiziario. Invece dai vertici del Pd mutismo assoluto, quasi che lincidente di Di Pietro risultasse alla fine un punto a proprio favore, visto che lui non perde occasione per mettere becco in casa democratica, agitando la questione morale o leterno ripetersi di Tangentopoli, quando da quelle parti arrivano avvisi di garanzia o arresti. Chi la fa laspetti, sembra essere linconfessato motto nel Pd sul caso Di Pietro.
Qualcosa di preoccupante, anche alla luce di un disegno persecutorio più vasto, che Tonino comincia a prendere dannatamente sul serio. Quando il Corriere della sera, organo dei potentati economici (banche, assicurazioni, grandi gruppi industriali...) che siedono nel patto di sindacato di Rcs Media Group, ha pubblicato le foto di Tonino con Bruno Contrada, e poi è tornato sui buchi neri della sua carriera provocando due sue piccate richieste di rettifica, Di Pietro ha evocato chiaramente uno scarto nello scenario abituale: «Contro di me si stanno organizzando i poteri forti», disse. Lerompere in questo quadro di uninchiesta giudiziaria sui conti del suo partito e sulla sua persona, lui che è il paladino della magistratura che finora aveva sempre archiviato le accuse dei suoi moltissimi accusatori (tutti ex amici), beh, è un tassello che aggiunge unulteriore tonalità di giallo alla nuova stagione dipietresca. «Cè una regia dietro tutte queste cose allapparenza scollegate: vecchie foto che escono dai cassetti, accuse infondate dalla cricca sugli affitti di Propaganda Fide al partito, ora lapertura di uninchiesta al tribunale di Roma su un fatto già noto e già archiviato...» ragiona un parlamentare Idv. Da Grande Inquisitore a Gran Perseguitato? Solo una suggestione, forse, a cui qualcuno vuol legare la presenza di un noto fustigatore di banche, assicurazioni e altri Poteri con la p maiuscola: Elio Lannutti, storico presidente Adusbef e senatore dellIdv.
Se laccerchiamento giudiziario-plutocratico di Tonino resta ancora fantapolitica, lisolamento invece è un fatto certo. I veri amici si vedono nel momento del bisogno, e in questo momento le spalle di Tonino sono piuttosto deserte, a parte lappoggio scontato degli uomini che senza di lui il Parlamento lo avrebbero visto solo in tv. Ce ne sono altri invece che hanno unaura di autonomia, tipo Luigi De Magistris, che non hanno dimostrato grande attaccamento alla causa. Lex Pm napoletano ha fatto la dichiarazione più fredda e neutrale che si potesse immaginare: «Lasciatemi vedere le carte, poi dirò cosa penso...». Le carte? Bella fiducia nel leader, si lascia sfuggire un senatore dipietrista. E non è lunico a criticare la prudenza pelosa di De Magistris (che ieri evocava una congiura dei «poteri forti»...). «Sbaglia politicamente dicendo di voler leggere le carte, forse pensa di fare ancora il Pm - attacca il deputato Idv Franco Barbato, lunico che ha il coraggio di uscire allo scoperto - io metto la mano sul fuoco sulla regolarità dei conti Idv e sulloperato di Antonio. Lunica mia perplessità semmai riguarda la presenza della moglie (Susanna Mazzoleni, ndr) nellorganismo che riscuote i rimborsi, visto che non fa parte del partito. Ma sulla trasparenza non ho dubbi, tantè vero che prenderò la tessera dellIdv, perché va sostenuta la trincea della resistenza».
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