da Roma
«Non cambia niente, viene soltanto ribadito che la Chiesa di Cristo è presente nella Chiesa cattolica. È lennesimo tentativo di chiarire una questione che ciclicamente ritorna...». Padre Adriano Garuti, francescano, per quasi ventanni capo ufficio della sezione dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede, professore di ecclesiologia e ecumenismo nella Pontificia università lateranense, è un teologo che conosce da lungo tempo il Papa. Una delle prime decisioni prese da Benedetto XVI, quella di rinunciare al titolo di «Patriarca dOccidente», è nata proprio da una ricerca di Garuti, pubblicata nei primi anni Novanta e rieditata con ampliamenti nei mesi scorsi (Patriarca d'Occidente?, Edizioni studio domenicano, pp. 248).
Questo documento provocherà nuovi problemi al dialogo ecumenico?
«Non vedo perché, dato che nel documento viene riaffermato ciò che la Chiesa ha scritto nei testi conciliari e che i Papi hanno ribadito più volte. Non ci sono cambiamenti. Nel testo del resto si precisa ancora una volta che nelle Chiese e comunità ecclesiali non cattoliche sono operanti elementi della Chiesa di Cristo, la quale però, nella sua pienezza sussiste nella Chiesa cattolica».
E allora perché ripeterle, se sono posizioni già note?
«Il documento spiega che, nonostante la dottrina sia ben chiara, continuano ad emergere interpretazioni sbagliate. E così si pongono domande e dubbi alla Congregazione per la dottrina della fede».
A che punto è il dialogo con lortodossia? Ci sono molte attese per la riunione che si terrà Ravenna in autunno: ci dobbiamo attendere passi concreti in avanti?
«Bisogna ammettere che nel lavoro fino a qui svolto non ci sono stati passi significativi. Lo scoglio rimane quello del primato del Papa. Ma questo rappresenta solo la punta di un iceberg. Sotto la superficie cè un modo diverso di intendere la Chiesa. Gli ortodossi insistono molto sullidea di Chiesa locale, ma non hanno quella di Chiesa universale e dunque viene negata la possibilità del primato. Bisogna approfondire veramente il problema, alla ricerca di forme del suo esercizio che siano più adeguate».
Papa Wojtyla però laveva messo in discussione...
«Non aveva messo in discussione la natura del primato e la sua giurisdizione vera su tutta la Chiesa, ma le forme del suo esercizio. Bisogna studiare il rapporto del primato con la collegialità, cercare organismi nuovi che diano impulso alla collegialità.
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