Nick, il terzo incomodo che ha sedotto la Regina

LondraCon la sua cravatta giallo dorata su abito grigio ha vinto il primo round perfino per lo stile. Non che fosse poi troppo difficile, visti gli improbabili colori indossati dagli altri due avversari. Ad ogni modo la clamorosa vittoria del liberaldemocratico Nick Clegg nel primo confronto televisivo politico del Regno Unito non se l'aspettava nessuno. Il neofita del terzo partito del Paese, quello snobbato dai bookmaker, non solo è riuscito a mettersi di mezzo tra i due grandi litiganti Cameron e Brown, ma è emerso nettamente al di sopra delle loro teste. Subito dopo il dibattito andato in onda giovedì sera sulla rete ITV, un sondaggio lampo l'ha incoronato leader assoluto con un aumento del 14 per cento che porta i Liberali al 35 per cento, a soli 3 punti dai Conservatori. Un altro dice che ha addirittura scavalcato i laburisti.
La ricetta di un simile trionfo? Semplice: una faccia nuova e nuove idee, in grado di far vacillare il disincanto della gente comune verso una classe politica da cui negli ultimi tempi si è sentita tradita e delusa. In fondo è la scoperta dell'acqua calda, ma molto spesso chi scalda da troppo tempo gli scranni parlamentari non ci arriva. Così, di fronte alle solite accuse e controaccuse di Laburisti e Conservatori, davanti alle promesse trite e ritrite di migliorare il sistema pensionistico e dell'istruzione, Clegg ha offerto una terza via, moderata e innovativa ed ha avuto vittoria facile. Questo quarantatreenne belloccio che ha studiato archeologia e antropologia a Cambridge, è arrivato alla guida del Partito liberale dopo una carriera non esaltante. Eletto membro del Parlamento per la contea di Sheffield Hallam per la prima volta nel 2005, è divenuto portavoce degli affari interni nel 2006 e nel 2007 ha sconfitto l'avversario Chris Huhne nella corsa per la leadership. La leadership di un partito che ormai aveva perduto gran parte del suo smalto di un tempo dopo le tormentate vicende che avevano travolto il suo ultimo leader importante, Charles Kennedy, costretto alle dimissioni dopo le sue ammissioni sul suo alcolismo. Clegg era sceso in pista prendendo il posto di Sir Menzies Campbell, autorevole anziano del partito che aveva sostituito Kennedy soltanto per il tempo necessario a preparare una successione duratura. È sposato con la spagnola Miriam Gonzalez Durantez e padre di tre figli, Antonio, Alberto e Miguel. L’europeismo è nel suo Dna: in un Paese allergico alle lingue straniere, parla lo spagnolo, l’olandese, il tedesco e il francese. Non solo: è per metà olandese per parte di madre, un quarto russo per parte di padre, ha fatto il maestro di sci, il capitano di tennis e l'attore. Forse per questo, oltre che per una certa avvenenza, riesce così bene in tv.
Ma che cosa ha detto Clegg di tanto insolito per incantare a tal punto l'opinione pubblica? Secondo la maggior parte degli analisti politici niente di che, forse ha dato soltanto un calcio alle solite promesse rimaste sulla carta con un pizzico di novità e buonsenso qua e là. Sulla regolamentazione dell'immigrazione ha proposto un approccio regionale che distribuisca gli immigrati nelle zone dove c'è maggior bisogno di loro. Una via di mezzo quindi tra il sistema a punti dei laburisti e il tetto al numero di immigrati dei conservatori. Sull'istruzione ha detto chiaramente che sarebbe molto meglio lasciar maggiore libertà di manovra agli insegnanti oggi stritolati dalle direttive del governo sulle raccolte fondi e dalla minaccia di improvvise chiusure per la riduzione della spesa. Una proposta molto cara all'opinione pubblica che però i due maggiori partiti non hanno mai neppure contemplato, troppo impegnati a fissare i massimi standard scolastici - poi puntualmente disattesi - e a tagliare sprechi. Anche in tema di criminalità il leader democratico ha stupito parlando di pene alternative al carcere «soprattutto per i giovani» in modo che non diventino i criminali del futuro.
Certo per Clegg questa vittoria segna soltanto un punto di partenza e il 6 maggio non vincerà le elezioni anche se i liberali, che hanno dato al Paese 26 primi ministri, non risiedono a Downing Street dal 1922.

Se giocasse bene le sue carte però, potrebbe anche diventare l'ago della bilancia di una situazione senza partito di maggioranza, dove i conservatori non sarebbero in grado di governare pur avendo vinto. È per questo che ieri il vecchio Brown gongolava e Cameron era nervosetto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica