Niente boss vicino ai Santi: la polizia scorta la processione

Vibo ValentiaE così, alla fine, a Sant’Onofrio, boss e picciotti hanno dovuto mollare i santi e guardare da dietro le transenne l’Affruntata. Come hanno fatto le oltre quattromila persone presenti, ieri, nel paese alle porte di Vibo Valentia per assistere al tradizionale rito pasquale annullato, domenica scorsa, dopo i colpi di pistola esplosi nottetempo sul cancello di casa del Priore della Confraternita.
Per tutti, la celebrazione ha rappresentato la vittoria dello Stato e della Chiesa sulle pistolettate delle cosche e sul loro volere appropriarsi, a tutti i costi, di una celebrazione religiosa. La cosa è risaputa. Più volte i pentiti lo hanno raccontato ai magistrati antimafia: per gli uomini di ‘ndrangheta mettersi in spalla le statue dei santi è segno di forza e di comando. I nuovi affiliati si presentano alla comunità proprio il giorno di Pasqua portando in processione il San Giovanni.
Probabilmente sarebbe stato così anche domenica scorsa a Sant’Onofrio, se il vescovo Luigi Renzo non avesse posto il suo veto. «Nessun boss o pregiudicato alle manifestazioni della Chiesa», aveva detto ai tutti i parroci della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. E don Franco Fragalà aveva ubbidito stabilendo, insieme al Priore Michele Virdò, di far portare le statue ai membri della Confraternita. In tutta risposta, i clan avevano fatto fumare le loro pistole costringendo il parroco a sospendere la processione. Per la comunità un grande dolore rinunciare a una tradizione così radicata, ma don Franco non si era sentito di andare avanti dopo la grave intimidazione, su cui ancora indagano le Procure di Vibo e Catanzaro. Di parere opposto, il prefetto che, il giorno dopo, appreso dello stop, aveva fatto sapere che la processione si sarebbe dovuta tenere perché «l’ordine pubblico lo manteniamo noi e non le cosche». Poi, in settimana, la decisione di svolgere il rito la domenica successiva. «La comunità» è ferita per quello che è successo - ha detto il vescovo Luigi Renzo -, ma ha meritatamente potuto celebrare questo giorno. Oggi la forza del Risorto qui ha sconfitto il male e il peccato».
E c’era un clima di festa e soddisfazione, nella piazza principale di Sant’Onofrio, dove insieme a tanta gente comune presenziavano deputati, politici, i vertici delle forze dell’ordine, i procuratori capo di Vibo Valentia e Catanzaro e il neogovernatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti. Stavolta i carabinieri hanno identificato i portantini prima della partenza: a portare in spalla le tre statue, sono stati gli uomini della Confraternita del Santissimo Rosario e alcuni giovani delle associazioni locali.
«Questa è una piccola vittoria nostra e della gente.

Io sono qui per testimoniare la presenza dello Stato - ha detto il prefetto di Vibo, Luisa Latella - perché, pur con ruoli e funzioni diverse, Stato e Chiesa marciano insieme per affermare la legalità».
Stavolta, insieme, hanno vinto.

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