Niente fuga, ecco i cervelli che tornano a lavorare a Milano

Cervelli che tornano. O meglio talenti che non scappano, ma che, al contrario, scelgono Milano per investire sul futuro e sulla ricerca. E che sfatano il luogo comune che vede le nostre città, e l’Italia in generale, come fanalino di coda nel campo delle ricerche scientifiche. Le corsie di ospedali, i laboratori, le università raccontano le storie di chi è partito e poi è tornato «perché Milano ha centri che competono con i migliori al mondo» o di chi ha scelto i nostri atenei «perché le loro borse di studio sono tra le migliori in Europa». Fare il ricercatore oggi non significa solo essere precario a mille euro al mese. Il Giornale ha bussato alle porte di atenei, centri di ricerca e strutture sanitarie. Trovare chi crede in Milano non è stato come scovare un ago in un pagliaio.

Lo dimostrano i numeri dell’Ifom, per esempio, centro di ricerca d’eccellenza nel campo della medicina molecolare, finanziato tra gli altri dall’Airc (associazione ricerca contro il cancro). e celo raccontano Thomas Vaccari, Luca Guidotti, Francesco Stellacci e Narinè Tchilinguirian.

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