Un brodino appena caldo, neppure troppo corroborante dopo l’indigestione da ribasso patita a inizio settimana. Piazza Affari si riprende quel tanto che basta a riallinearla all’andamento delle consorelle europee, con un rialzo dello 0,27% agguantato solo grazie al recupero (parziale) dei titoli bancari. L’umore resta il solito, appesantito dal tormentone-debito che impazza come un disco per l’estate stonato in tutte le Borse. L’America non si decide a sciogliere un nodo che pare più politico che economico, in un duello giocato sul filo del default da democratici e repubblicani, mentre continuano ad aleggiare i dubbi sul salvataggio della Grecia.
C’è dunque abbastanza carne al fuoco per mantenere alta la tensione anche sul debito made in Italy e veder così risalire lo spread tra i nostri Btp e il bund tedesco fino a 300 punti base nel pomeriggio di ieri, prima dell’attenuazione in serata a quota 289. E c’è anche quanto basta per sinistre previsioni sulle possibilità di un crac tricolore, magari formulate dagli stessi che si ponevano l’identico dubbio nel 2008, quando il differenziale era attorno ai 115 punti, e dunque il Tesoro italiano doveva offrire un rendimento dell’1,15% superiore a quello garantito da Berlino, già allora considerata granitica dal punto di vista della solvibilità finanziaria. «Io penso che l’Italia abbia una posizione solida e inattaccabile, però di fatto è attaccata - ha detto Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo - . A questo punto è cruciale che si arrivi a un accordo sul debito americano: qui - ha aggiunto Bazoli- siamo influenzati un giorno dalla Grecia e un giorno dagli Stati Uniti. Io credo che gli Usa troveranno per forza un accordo. Dopo, una volta trovata l’intesa, credo - ha concluso - che si possa sperare in un agosto più sereno».
L’offensiva della speculazione non è priva di conseguenze per i nostri titoli pubblici. Ieri erano infatti in asta 7,5 miliardi di Bot semestrali e 1,5 miliardi di Ctz aprile 2013. L’emissione è andata bene sotto il profilo della domanda, anche se il rapporto con l’offerta è sceso a 1,561 per i Bot (1,721 a giugno) e a 1,657 per i Ctz (da 1,87), ma è soprattutto sul lato dei tassi pagati da via XX settembre che si è avvertito il segno delle tensioni: il rendimento del Bot è lievitato fino al 2,269% (1,988% a giugno), ai massimi dal 2008, quello del Ctz è balzato al 4,038% (da 3,219%). A parziale consolazione, il fatto che la Spagna non è riuscita, anche se di poco, a centrare l’obiettivo di raccogliere tre miliardi attraverso l’emissione di titoli nonostante i tassi siano balzati al 2,519% per i sei mesi e all’1,899% per il tre mesi.
Questa situazione di stress, poco piacevole per un Paese come il nostro con i conti in sofferenza (ma Lorenzo Bini Smaghi, consigliere esecutivo Bce, ha rassicurato ieri sul pareggio di bilancio italiano nel 2014), rischia tra l’altro di perdurare nei prossimi mesi se non si diraderanno in fretta le nubi sul debito americano e se resteranno i timori sulle capacità di risanamento della Grecia. Secondo Sergio Capaldi, economista di Intesa SanPaolo, il fabbisogno del Tesoro per il 2001 è coperto al 70%, «superiore al 68% del 2010, ma inferiore alla media Ue del 73%». La copertura raggiunta sembra giustificare la decisione con cui il ministro Tremonti ha annullato l’asta prevista a metà agosto. «Il Tesoro vuole aspettare la riduzione della pressione sull’Italia della speculazione - spiega Capaldi - che dovrebbe arrivare in autunno, in modo da pagare cedole più basse».
Più ravvicinata è la scadenza che riguarda l’emissione con cui domani andranno in asta 2,5-3,5 miliardi del nuovo Btp triennale, 2-3 miliardi del Btp settembre 2021 e un discreto ammontare di Cct. Un’altra cartina di tornasole per verificare la temperatura dei nostri tassi.
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